Diminuzione della produzione del 26,8% a livello nazionale, con una perdita del 44%
Ancora, a fine ottobre, tra il Salento, la Costiera sorrentina e Marzamemi, si continua a fare il bagno, ma anche a Varigotti o a Donoratico, cioè in Liguria e Toscana, ma intanto nei frantoi di tutta Italia da settimane si è cominciato a macinare olive, perché la raccolta con un mese di anticipo è iniziata ovunque, anzi: in Sicilia è praticamente conclusa da una decina di giorni.
Tutta colpa del cambiamento climatico? E questo quanto incide sulla qualità e sulla quantità dell`olio?
A incidere, incide, ma la risposta è un po` più complessa e a districarci in un mondo variegato in Italia si contano più di 500 varietà di olive – ci guida un assaggiatore e imprenditore tarantino, nonché direttore di Unaprol, Consorzio olivicolo che rappresenta gli interessi di oltre 100 mila imprese su 619 mila complessive.
Nicola Di Noia parte da una premessa fondamentale: «La raccolta delle olive in anticipo, quando sono ancora verdi e sode, è una scelta, perché più alte sono le caratteristiche nutrizionali, sensoriali e organolettiche dell`olio che ne deriva. Certo la resa è inferiore, ma il mercato sta premiando questa linea produttiva».
E in questa direzione da alcuni anni si muovono anche gli imprenditori meridionali di un settore che ha sempre puntato soprattutto sulla quantità.
Guardando solo alla scorsa annata produttiva, che come tutte inizia a ottobre e finisce all`incirca a gennaio dell`anno successivo, complessivamente l`Italia (vanta 4319 frantoi, 42 etichette DOP e 81 IGP) si è arricchita di 240.922 mila tonnellate di olio d`oliva, di cui le cinque regioni meridionali hanno coperto circa il 70%, pari a 175.378 tonnellate.
[…]
Fonte: L’Economia – Corriere del Mezzogiorno