«Il piano strategico nazionale sarà l’occasione per raccogliere le nuove sfide dopo la pandemia»
Sostegno e rilancio del comparto olivicolo-oleario, dopo il riconoscimento IGP per l’Olio Lucano. Il tutto dopo l’ultima campagna olearia che da una parte ha visto il nuovo calo di produzione, un terzo rispetto al 2019, (la Basilicata produce l’1,4% dell’olio di oliva italiano, comprende 27 varietà olivicole autoctone distribuite su 28mila ettari di terreno), dall’altra la «guerra dei prezzi».
Di qui l’incontro promosso dall’Oprol (Organizzazione Produttori Olivicoli Lucani), GIE (Gruppo Interesse Economico) Olivicolo Lucano, con la partecipazione di Anna Rufolo responsabile agroalimentare e territorio Cia, Paolo Carbone e Paolo Colonna dell’Oprol, Gino Catania presidente GIE olivicolo Cia, Donato Distefano direttore Cia Potenza e Matera. L’Oprol Basilicata conta circa 3000 soci e oltre 2.200 oliveti. La filiera è costituita dai soci olivicoltori, da 4 centri di raccolta olive situati a Lavello, Montescaglioso, Grassano e Ferrandina, da 4 tecnici agronomi, 7 frantoi che producono olio extra vergine di oliva e commercializzano direttamente al consumatore, e da una rete commerciale per le famiglie, in Italia e all’estero.
«L’IGP – ha sottolineato il presidente Oprol – era atteso da tempo e riguarda l`olio extra vergine di oliva che risponde alle caratteristiche riportate in maniera dettagliata nel Disciplinare di produzione, da cui si evince che è ottenuto a partire dalle varietà Acerenza, Ogliarola del Vulture (sinonimi: Ripolese o Rapollese, Ogliarola di Melfi, Nostrale), Ogliarola del Bradano (sinonimi: Comune, Ogliarola), Maiatica (sinonimi: oliva di Ferrandina, Pasola), Nociara, Ghiannara, Augellina, Justa, Cornacchiola, Romanella, Carpinegna, Faresana, Sammartinengna, Spinoso, Can- nellina, Cima di Melfi, Fasolina, Fasolona, Lardaia, Olivo da mensa, Orazio, Palmarola, Provenzale, Racioppa, Roma, Rotondella, Russulella, Scarpetta, Tarantina, Coratina, Frantoio, Leccino».
«L’IGP– ha aggiunto – dovrà rappresentare un ambasciatore di qualità nel mondo. Una “scommessa” importante che si basa sul grande ruolo svolto dalla Op Oprol per garantire un valore aggiunto ai produttori. Ora – sono gli obiettivi a medio termine – bisogna avere una ocm olio e un piano strategico nazionale che affronti la ristrutturazione dell`olivicoltura italiana».
Per Catania è necessario avviare quanto prima il confronto sul futuro del settore olivicolo perché il Piano strategico nazionale è l’occasione per rilanciare una strategia organica di settore. Per le azioni di rilancio e per cogliere le nuove sfide legate al post-pandemia e transizione verde – ha aggiunto – occorre massimizzare l`efficacia delle risorse disponibili legate alla PAC sia nel periodo transitorio, anche grazie alle risorse aggiuntive del Next Generation Ue, che nel post 2022.
L’olivicoltura italiana ha dunque bisogno di efficienza e modernità e di mantenere allo stesso tempo un forte legame territoriale. Quindi è essenziale promuovere la ristrutturazione e riqualificazione degli impianti produttivi. Dal suo canto la Rufolo ha riferito che dal primo aprile partono i programmi di sostegno al comparto olivicolo-oleario nazionale.
Fonte: La Gazzetta di Basilicata