Olio d’oliva: stimati quest’anno 315 milioni di chili, il 15% in più del 2020. Per aumentare le rese occorre investire in impianti di irrigazione anche in maniera consorziata
L’Italia quest’anno produrrà il 15% di olio d’oliva in più dell’anno scorso, ma per gli operatori del settore si tratta di un risultato comunque inferiore alle attese. Con la campagna olivicola 2021-2022 appena avviata al Sud, le stime di Coldiretti, Unaprol e Ismea prevedono che la produzione italiana potrebbe attestarsi intorno ai 315 milioni di chili.
«Tutti attendevamo l’annata di carica – spiega il presidente di Unaprol, David Granieri – ma, purtroppo, l`andamento climatico e la grande siccità hanno colpito duramente le aziende olivicole, che hanno dovuto incrementare i propri investimenti irrigui per salvare la produzione. Conserveremo ancora il primato sulla qualità ma siamo in difficoltà sulle quantità di prodotto».
Ad influenzare negativamente la stagione è stata dunque la siccità, che ha colpito soprattutto la Puglia dove si produce quasi la metà di tutto l’olio d’oliva nazionale. E proprio in questa regione, nonostante un incremento produttivo a doppia cifra rispetto allo scorso anno, la produzione resterà ben distante dagli standard tipici delle annate più rosee. La Sicilia, dopo tre stagioni di difficoltà, potrebbe tornare sopra la soglia dei 40 milioni di chili, mentre qualche problema in più si registra in Calabria.
Si profila invece un’annata negativa per Toscana e Umbria, con punte di ribasso del 50%, mentre fra le regioni centrali il Lazio mantiene pressoché invariata la produzione dello scorso anno. Come ha ricordato ieri nella sua analisi anche Confagricoltura, i cali produttivi più consistenti si registreranno al Nord, Lombardia in testa, dove l`alternanza di gelate e grande caldo hanno ridotto al minimo la produzione tra -6o e addirittura -8o%. In Italia la filiera dell`olio d`oliva conta oltre 400mila aziende agricole.
Negli ultimi vent’anni, le esportazioni del nostro Paese sono raddoppiate in valore. Nel mondo le nostre imprese si trovano a competere con un colosso come la Spagna, capace di produrre 1,25 miliardi di chili all’anno, ma anche con concorrenti emergenti come la Tunisia, che si attesta intorno ai 250 milioni di chili. Quasi la metà di tutto l’olio esportato resta nell`Unione europea, anche se è in Asia che si registra l’impennata più significativa, con esportazioni quasi triplicate (+162%). Il principale mercato di sbocco per l’extravergine italiano sono gli Stati Uniti, che assorbono da soli quasi un terzo del totale. Proprio per sostenere e incrementare la produzione nazionale di extravergine la Coldiretti, nell`ambito del Recovery Plan, ha presentato un progetto specifico legato alle reti d’impresa per il futuro dell’olio d’oliva.
Fonte: Il Sole 24 Ore