La proposta per un sistema di etichettatura più completo e veritiero, per evitare messaggi semplicistici e fuorvianti e fornire informazioni utili sugli alimenti
A livello di Unione Europea si sta discutendo con crescente interesse in merito all’adozione di un sistema armonizzato di etichettatura nutrizionale fronte pacco dei prodotti alimentari (FOPNL – Front of Pack Nutrition Labelling).
Un sondaggio realizzato dalla Presidenza tedesca ha evidenziato che una larga maggioranza della popolazione dell’Unione sarebbe favorevole a un sistema di etichettatura nutrizionale armonizzato a livello europeo, pur con molti distinguo tra i diversi Paesi, anche se la maggioranza di questi si sono espressi a favore di regole uniformi piuttosto che di regole nazionali.
Diversi sono i sistemi di FOPNL all’esame, sia a livello comunitario che a livello nazionale: proviamo ad affrontare lati positivi e negativi dei sistemi “Nutri-Score”, “NutrIinform” e “Keyhole”.
Partiamo dal “Nutri-Score”: cosa significa e come funziona il sistema.
Il Nutri-Score è un sistema informativo, sviluppato da ricercatori dell’università di Parigi (ma appoggiato anche da Germania ed altri Stati europei), ideato con lo scopo di aiutare il consumatore a seguire abitudini alimentari più salutari. Prevede che, posto sul lato frontale della confezione di un prodotto, sia indicato il valore nutrizionale con una scala di cinque colori che vanno dal rosso al verde e a cui corrispondono le prime cinque lettere dell’alfabeto, A-B-C-D-E.
La valutazione Nutri-Score di un alimento viene calcolata (al momento senza precisazioni sulla sua obbligatorietà o meno, e neppure sulla esclusione del sistema dei prodotti DOP e IGP) sulla base del contenuto di sostanze benefiche per la salute (es. frutta e verdure), e di quelle invece che devono essere limitate (es. acidi grassi saturi, zuccheri, sale) in 100 grammi dell’alimento stesso. Sulla base del punteggio calcolato viene attribuito all’alimento sia un colore che una lettera. Per esempio, l’olio d’oliva viene classificato con il miglior punteggio possibile tra gli oli vegetali (ma comunque nella categoria C o D), ed è quindi migliore dell’olio di soia, girasole e mais, classificati in D, e dell’olio di cocco e di palma e del burro, classificati nella categoria E.
Alcuni ricercatori italiani, come pubblicato da “Cittadino oggi – Corriere nazionale”, hanno deciso di rendere pubblico il loro punto di vista sull’etichetta Nutri-Score: “Confidiamo che i consumatori, i politici e le autorità sanitarie italiane comprendano il reale significato del sistema Nutri-Score al di là delle strumentali polemiche politiche di questi giorni”. Sono Paolo Vineis, Imperial College, Londra; Elio Riboli, Humanitas University, Milano; Walter Ricciardi, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma; Mauro Serafini, Università degli Studi di Teramo; Silvio Garattini, Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Milano.
Il punteggio Nutri-Score, secondo gli stessi ricercatori, avrebbe una base scientifica molto solida. “Il suo formato a 5 colori (dal verde al rosso) abbinato a 5 lettere (dalla A alla E) lo rende uno strumento semplice, intuitivo e comprensibile”. Nutri-Score, si legge ancora nell’articolo, non è quindi un “complotto dell’Unione Europea” né un’arma contro la Dieta Mediterranea che, nella sua versione originale, è un modello alimentare condiviso dai nutrizionisti di tutto il mondo.
Come si legge su “Il fatto alimentare” il Nutri-Score apparirebbe efficace nel discriminare la qualità nutrizionale dei prodotti, sia all’interno delle varie categorie, sia tra un gruppo e l’altro. “I bollini si distribuiscono nelle varie categorie in maniera coerente con le raccomandazioni delle linee guida alimentari nazionali e internazionali. In generale, oltre il 96% dei prodotti del gruppo “verdura e derivati” e il 91% di quelli del gruppo “frutta e derivati” ottengono una A o B. Per i legumi e i derivati la percentuale sale al 100%. Quasi la totalità del pesce sarebbe al 90%. Invece, quasi nove prodotti su 10 della categoria “zucchero e dolci” otterrebbe giudizi dalla C alla E. Nella sezione “grassi e oli”, oltre l’80% dei prodotti si classifica tra la D e la E, con un migliore posizionamento degli oli vegetali rispetto ai grassi animali. Solo un quarto degli oli vegetali ottiene una C gialla, il miglior giudizio possibile per un prodotto di questa categoria.
Evidentemente non si è pensato che molti prodotti italiani, che costituiscono la punta di damante del nostro agroalimentare nel mondo, con la valutazione Nutri-Score, avrebbero una valutazione negativa. Molti prodotti a Indicazione Geografica come Prosciutto di Parma DOP o Prosciutto di San Daniele DOP, Grana Padano DOP, Parmigiano Reggiano DOP, Gorgonzola DOP, Mozzarella di Bufala Campana DOP, gli oli di Oliva anche a DOP o IGP, sarebbero tra i prodotti collocati nella zona tra l’arancio e il rosso, quindi preferibilmente da non consumare in una dieta sana.
Il sistema è giustificato, dai suoi promotori, come un modo per portare informazioni immediatamente percepibili agli strati della popolazione con scarsa educazione alimentare, classificando la salubrità di un alimento per mezzo di sfumature di colore che, ricordo, vanno dal verde (sicuro) al rosso (pericoloso), colorazioni determinate attraverso algoritmi di calcolo applicati al contenuto di alcuni componenti (grasso, sale, energia, zuccheri) in 100 grammi di uno specifico alimento.
La posizione italiana, e anche la mia, è assolutamente contraria a questo sistema, come la Ministra Bellanova ha recentemente dichiarato alla Commissaria europea alla Salute in un confronto bilaterale. Penso che, pur nella condivisione del principio di portare a conoscenza dei consumatori le caratteristiche nutrizionali del prodotto che stanno acquistando, non è Nutri-Score il sistema che raggiunge lo scopo. Pensiamo all’olio extravergine di oliva. Un cittadino ha dal medico il suggerimento di consumare, nella propria alimentazione quotidiana, olio extra vergine di oliva. Va ad acquistare l’olio e trova una etichetta con il sistema Nutri-Score che lo definisce alimento “negativo” se non, addirittura, pericoloso. Perché? Perché il sistema Nutri-Score lo valuta in base al contenuto in grassi di 100 g di prodotto e non, come in realtà andrebbe fatto sul quantitativo mediamente consumato, cioè su due o 3 cucchiai giornalieri.
Nell’immagine a fianco qualche esempio, tratto da internet, dei prodotti promossi o bocciati secondo il metodo Nutri-Score. Tra pericolosi e molto pericolosi salumi e formaggi, ottimi Pepsi Cola light, Coca Cola zero e Red Bull sugar free. Le considerazioni le lascio tutte al lettore…
La risposta italiana a questo semplicistico e pericoloso sistema (ciò che nessuno scrive in questi termini, ma che così può essere tradotto “pensato per i cittadini europei più disinformati”) è il sistema NutrInform basato su informazioni volontariamente fornite dall’Operatore del settore Alimentare al consumatore attraverso un sistema “a batterie”: è in corso di emanazione il decreto interministeriale (Ministro dello sviluppo economico, Ministro della salute, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali) che introdurrà nel nostro regolamento la possibilità di informare, volontariamente, il consumatore in merito al contenuto di energia, grassi, zuccheri e sale con una “porzione”, e non con 100 grammi, dell’alimento in questione.
Il sistema “a batterie” previste nel decreto che è in corso di pubblicazione, è rappresentato nel modo raffigurato nella pagina precedente.
Cosa significa?
L’operatore del settore che ha messo in commercio il prodotto che ho intenzione di acquistare, mi informa sulle caratteristiche e proprietà dell’alimento stesso dando indicazioni sul quantitativo di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale che assumerò con una porzione (e, ripeto, non con 100 grammi dello stesso come da sistema Nutri-Score; 100 g sono un’esagerazione, ad esempio, per l’olio, una sottostima per una pizza) dell’alimento in questione rispetto alla dose giornaliera raccomandata. Verrà fornita l’informazione sia in forma numerica, con indicazione della percentuale della dose raccomandata di assunzione giornaliera dei singoli componenti, sia in forma grafica con il grado di “carica” della batteria.
Vediamo un esempio, trovato anche in questo caso sulla rete, della valutazione secondo i sistemi Nutri-Score e NutrInform delle proprietà nutrizionali e salutistiche di una delle eccellenze dell’agroalimentare italiano, il Prosciutto di Parma DOP.
Secondo il sistema Nutri-Score si tratta di un prodotto assolutamente “negativo” per la salute, perché valutato secondo le sostanze apportate da 100 g di prodotto. E secondo il sistema NutrInform? La valutazione è fatta su un quantitativo ipotetico di prosciutto consumato pari a 28 grammi. 28 grammi di prosciutto (2-3 fette) apportano, nella dieta complessiva di un adulto medio, il 3,7% dell’energia necessaria giornalmente, il 7,3% di grassi, l’8,6% di grassi saturi, 0% di zuccheri e il 20,5% di sale. Quindi, tutto meno che un alimento pericoloso.
Il consumatore dovrà costruire la sua “dieta equilibrata” tenendo conto della composizione dei diversi alimenti che consuma durante la giornata, stando attento a quando la batteria dei 5 indicatori, con i diversi apporti dei vari prodotti ingeriti, si avvicina alla “carica completa”. Certo non è un indicatore immediato, ma è un indicatore preciso e reale. Se nella dieta, in generale, troppo sale fa male, consumarne il giusto quantitativo non avrà certamente effetti negativi sulla salute, fatti salvi, naturalmente, i casi in cui un consumatore è affetto da patologie che ne sconsigliano completamente l’ingestione.
Questo esempio è esemplificativo del perché l’Italia sia assolutamente contraria all’utilizzo, anche in forma facoltativa, del sistema Nutri- Score sui prodotti DOP e IGP, le eccellenze della nostra produzione agroalimentare, i prodotti più contraffatti e imitati nel mondo, che devono, per espressa previsione normativa, avere una specifica composizione quanti-qualitativa e non un’altra, più o meno light. Su questo tema i nostri rappresentanti nelle istituzioni comunitarie dovranno essere intransigenti e non dovranno permettere lo svilimento di prodotti con la loro classificazione come pericolosi sulla base di un calcolo matematico studiato a tavolino.
Recentemente è stato proposto ai servizi della Commissione (dall’Islanda) un ulteriore sistema volontario di etichettatura degli alimenti che, secondo i proponenti, aiuterebbe i consumatori a fare migliori scelte dietetiche basate sul contenuto in di grasso, zucchero, sale e fibre negli alimenti stessi. Il sistema è chiamato “Keyhole”, e si basa sulle abitudini alimentari di alcuni paesi nordici (Svezia, Norvegia, Danimarca e Islanda) ed ha le sue basi scientifiche nelle “Nordic Nutrition Raccomendations”.
A cura di Oreste Gerini – Direzione generale della prevenzione e del contrasto alle frodi agro-alimentari del Mipaaf
Fonte: Consortium 2020_04