Dopo il voto positivo dell’Europarlamento, la nuova politica agricola europea sarà più verde, più giusta e offrirà garanzia di sicurezza alimentare e per la prima volta il Parlamento europeo avrà pieni poteri legislativi, insieme agli Stati membri, per riformare la Politica Agricola Comune (Pac).
«È stata scritta una pagina importante per l’agricoltura europea – dichiara Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale – Con grande soddisfazione la Commissione Agricoltura ha registrato l’approvazione dei quattro dossier legislativi da parte dell’Aula, un segnale che testimonia la ferma volontà di far proseguire l’iter di riforma della Pac. Grande soddisfazione anche per l’adozione delle correzioni apportate dalla Commissione per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale (Comagri, ndr) su trasparenza, doppi finanziamenti e condizionalitá che ci consegnano una riforma molto migliorata rispetto alla proposta della Commissione, più flessibile e meno burocratica, che torna a mettere al centro il lavoro e l’impresa, guardando in maniera consapevole al futuro». «Il voto positivo – conclude De Castro premia il lavoro svolto nell’ultimo anno dalla Commissione Agricoltura per la definizione di una politica che avrà un ruolo nevralgico di sostegno, crescita e sviluppo di un settore centrale n ella dimensione europea, e ancor più in quella italiana, come quello dell’agricoltura».
È stato così raggiunto un giusto equilibrio tra sicurezza alimentare e miglioramento della protezione ambientale in modo che la nuova politica agricola europea sia in grado di fornire più beni pubblici ai cittadini dell’Ue e deve anche essere resa meno burocratica e più equa per gli agricoltori, per rafforzarli e per far fronte a situazioni di crisi. Ma questa decisione appena votata, che riflette il pensiero dei cittadini su come dovrà essere la futura politica agricola, si scontra con la realtà di un’Europa che sta vivendo forse uno dei periodi più bui sul fronte della sicurezza alimentare. Infatti, proprio mentre il Parlamento legifera sulla Pac e l’agricoltura primaria, nubi nere calano sui prodotti trasformati. Coinvolgendo perfino il colosso Ikea, da sempre attento alla sostenibilità e all’immagine. Stop alle polpette prodotte in Svezia e vendute nei ristoranti del gigante dell’arredamento, quando gli ispettori della Repubblica Ceca hanno trovato carne di cavallo nel trasformato preparato in Svezia, durante test su campioni prelevati nello store di Brno. In poche ore la «casa madre» ha deciso di sospendere in tutta Europa la distribuzione e la vendita delle polpette, piatto classico del brand.
Poi è toccato ai dolci al cioccolato. Ikea ha ritirato in via precauzionale, anche dal mercato italiano, le torte vendute nei reparti gastronomia e nei ristoranti, dopo che in Cina, le analisi delle autorità hanno rilevato tracce di colibatteri fecali in 1.800 dolci, successivamente distrutti. Il commissario Ue alla salute e per la tutela dei consumatori Tonio Borg parla ora di necessità di «sanzioni penali piìi dure» e che siano «dissuasive e appropriate» in caso di frode alimentare. Ma cosa sta succedendo? E colpa della spirale del risparmio, sostiene John Gapper sul Finan cial Times di Londra. E lo scandalo della carne di cavallo fa tremare anche la Romania, accusata di macellare illegalmente cavalli provenienti dalle corse europee, colpa anche della crisi del settore.
Adesso il Paese dovrà mobilitarsi per riconquistare la fiducia del resto d’Europa. «I cavalli sono gli animali più medicati e dopati sul pianeta» ha affermato un editorialista del Newsweek, cosa succede allora se nell’hamburger finisce la carne dei cavalli che sono stati utilizzati per le corse? La pericolosità è ancora in fase di accertamento e comunque proporzionale alle quantità ingerite, infatti, a questo riguardo, il commissario Tonio Borg, ha sottolineato che relativamente alla carne di cavallo etichettata come carne di manzo «per il momento resta una questione di frode» dovuta alla violazione delle norme Ue sull’etichettatura dei cibi, ma «non un problema sanitario o di sicurezza alimentare».
Vero, ma c’è comunque qualcosa che non funziona e dovremmo proprio cercare di capire cosa. E un diritto dei consumatori sapere con certezza cosa c’è in quello che mangiano.
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