«Quando Carlo Gancia fece ilprimo spumante italiano, utilizzando uve Moscato, siamo certiche non era dolce». Cita le origini del metodo classico, il vice-presidente Stefano Ricagno , per ‘giustificare’ la nuova svolta intrapresa dal Consorzio di tutela, ora pronto a spumantizzare l’Asti DOCG Brut ed ExtraBrut. Una radicalizzazione totale, dopo la recente esperienza dell’Asti DOP Secco, per un vitigno comunemente e globalmente associato al vino dolce.
Ricagno, perché questa scelta controcorrente?
«Vogliamo che la denominazione dell’Asti Spumante sia più versatile, per venire incontro inmodo innovativo al gusto del consumatore che cambia. Non abbiamo intenzione di abbandonare il dolce ma intendiamo proporre il nostro prodotto con una diversa gradazione zuccherina, non relegandolo solamente aquesta versione».
Un’uva aromatica spumantizzata con un residuo zuccherino inferiore non rischia di risultare amara?
«Tecnicamente è una bellissima sfida che sta appassionando gli enologi e i referenti tecnici di molte aziende. Le nuove conoscenze che svilupperemo faranno bene alla divulgazione e valorizzazione di un prodotto che,dopo gli anni d’oro a cavallo fragli ’80 e i ’90, ha subìto una contrazione dovuta allo sviluppo dialtre tipologie di spumante. Senza dimenticare che partiamo comunque dall’esperienza di diverse aziende che già nella versione dolce stanno ottenendo ottimi risultati con il metodo classico millesimato»
Fonte: QN