Viaggi di Gusto
Una delle immagini che inevitabilmente si imprimono nella memoria di chi scelga di lasciare le coste per attraversare l’entroterra sardo, è quella dei greggi al pascolo. Le pecore sono pressoché ovunque. Del restono stiamo parlando di oltre 3 milioni di capi, ovvero più del 40% del patrimonio ovino italiano. Inevitabile dunque che il prodotto caseario principe della regione sia il famoso pecorino, apprezzato e celebrato in tutto il mondo. Tra i più noti le DOP Fiore Sardo, Pecorino Sardo e Pecorino Romano, che rappresentano anche le più importanti produzioni alimentari dell’isola. Saporiti, piccanti, più o meno stagionati, mangiati a fette, scaglie o grattugiati, i pecorini sardi sono una tentazione continua. Alla quale è possibile cedere senza preoccuparsi, viste le ottime proprietà nutrizionali: oltre a soddisfare il palato, questi formaggi presentano un contenuto in grasso praticamente analogo a quello dei più noti formaggi bovini (circa 28 gr per 100) e sono un’ottima fonte di proteine (2628 gr per 100 gr di formaggio). E anche se non sono pochi i pregiudizi nei confronti di questo alimento, che ci porterebbero a consumarne il meno possibile, una delle principali carte che il pecorino sardo più giocarsi è quella del CLA, acido grasso dalle svariate funzioni biologiche, da quella anticancerogena (confermata per il momento solo su animali da laboratorio e su colture cellulari) a quella anticolesterolemica. Non dimentichiamo inoltre che il pecorino, soprattutto se stagionato, può essere generalmente consumato da chi manifesta intolleranza al lattosio (il cui contenuto è molto basso, e si riduce a sole tracce in forme molto stagionate) e ha tutte le caratteristiche di un formaggio vivo.