L’Unità
Con l’accordo sul libero scambio tra Bruxelles, Tunisia e Marocco a Rosarno si cambiano coltivazioni. Ma sempre con la stessa manodopera. I politici ci hanno svenduto ai marocchini. E allora, visto che ci vogliono con l’anello al naso, facciamo gli africani per davvero: coltiviamo mango papaya, avocado e annoni. Il kiwi lo coltiviamo già da 20 anni e la qualità nostra gialla non conosce concorrenza. Non c’è kiwi australiano che tenga con quello calabro». Alla sede della Coldiretti di Palmi ci sono facce scure, preoccupate per la crisi e un settore agricolo in ginocchio, dopo temperature medie di ottobre a 30 gradi e tre mesi di siccità: un’annata tra le più scarse a memoria di contadino. Ma il vero dramma dei produttori e degli agrumicoltori in Calabria, così come nella confinante Sicilia, è arrivato col tracollo di ottobre: dal primo di ottobre 2012 sono crollati (meno 60 per cento) dazi e tariffe doganali con Marocco e gli altri paesi del Maghreb. E il risultato è solo uno: olive, olio non raffinato e agrumi siculi e calabri saranno destinati in massa al macero. È un comparto dell’economia italiana che va in fumo. In Sicilia sono sul piede di guerra da un anno.