Sette
Tra le prime nozioni di un’ipotelica educazione del bon vivant, c’è sicuramente quella relativa alla denominazione dei vini effervescenti. Non può mancargli, per esempio, il termine Franciacorta. Uno e trino, come per lo Champagne e il Cava, gli altri due vini rifermentati in bottiglia che indicano conlemporaneamenle prodotto, metodo e zona (fatte salve queste analogie, si tratta comunque di vini che non vanno confrontati: origini, storia, terroir, clima e numeri portano a ritenere che il paragone sia privo di senso). Il Franciacorta DOP è stato il primo vino italiano prodotto tramite rifermentazione in bottiglia a ottenere la Denominazione di Origine Controllata e Garantita, nel 1995. Nello stesso anno è arrivato il riconoscimento del “metodo di produzione Franciacorta”, che gli ha permesso di abbandonare l’uso dell’espressione “vino spumante”. Per chi non parla la lingua del vino, il nome franciacorta è quello di un territorio disteso tra il lago d’lseo e Brescia. Provando a spiegare lo specifico carattere dei bresciani, nel suo impareggiabile reportage Viaggio in Italia, del 1957, lo scrittore Guido Piovene fa dire a un anonimo interlocutore: «La nostra provincia per oltre metà è montanara, per quasi un quarto collinare, per poco più di un quarto è piana. I caratteri ne risentono. Hanno un fondo aspro, chiuso. In buona parte noi bresciani discendiamo da agricoltori di una terra dura, difficile, com’era fino a tempi abbastanza recenti, la pianura compresa. D’accordo che adesso è diventata ricca, ma dopo le bonifiche e le irrigazioni della fine dell’Ottocento. Solo allora si è popolata, vi sono sorte le cascine e vi si è fissato il bestiame. Prima era una distesa vuota, con poche case, in cui scendevano a far pascolare il bestiame i pastori nomadi provenienti dalla montagna ». E aggiunge: «Brescia è autarchica istintivamente, il grande principio è “voglio fare da solo”». Ecco allora che in una porzione di quel quarto collinare, appunto la Franciacorta, i bresciani hanno deciso di farsi da soli lo champagne, ma non una copia o una sottospecie, bensì un vino effervescente frutto di una vera e propria specifica eccellenza enologica e agricola, con un risultato eccezionale in termini di qualità, produzione e immagine, ottenuto in soli 50 anni. Il Franciacorta è il petrolio dei bresciani, una risorsa del territorio, un pozzo non destinato a estinguersi e anzi passibile di incrementi della produzione e di futuri sviluppi commerciali.
Nelle “corti franche” il vino è un petrolio che non si estingue mai