Ora gli esperti occupano i palinsesti di tutte le tv e diventano star. Prima si chiamavano cuochi…
In principio fu il cuoco. Semplice, talvolta sempliciotto, in cucina a spignattare. Poi la cucina è diventata una moda, la moda una mania e i suoi interpreti, gli ex cuochi, si sono magicamente trasformati in chef. Autentici sex symbol, imprenditori e manager di se stessi e del proprio talento. Normale che la tv finisse per accorgersi di loro. Meno normale, forse, che siano ormai diventati i grandi protagonisti del piccolo schermo. Nei palinsesti imperversano i programmi dedicati alla cucina: dalla Clerici alla Parodi, dalla Sagramola alla Laurito. È tutto un rincorrersi di ricette e piatti in bella vista, abbinamenti arditi e ingredienti che variano da quelli basici a quelli introvabili. E in mezzo a questa pantagruelica abbuffata che fa impennare gli ascolti, loro… i grandi chef. Che ormai flirtano con la telecamera come consumati divi, dispensando consigli e sguardi assassini.
E quindi, nella stessa serata, può capitarvi di imbattervi nel feroce Gordon Ramsay (Hell’s Kitchen) che tortura il malcapitato aspirante «cuciniere» di turno, quindi in Mattia Poggi che regala una ricetta volante o in decine d’altri che si alternano sulle varie reti, ovviamente con una particolare attenzione a quelle tematiche come Alice Tv o il Gambero Rosso Channel. E intanto si annuncia il ritorno in tv, sponda La7, del mitico Gianfranco Vissani.
Ma hanno successo queste trasmissioni?
Sembrerebbe di sì, se si considera che un canale dei pacchetto Sky fino a poco tempo semisconosciuto come Cielo, con Masterchef ha totalizzato ascolti inaspettati e ha fatto conoscere ai telespettatori italiani i volti di Carlo Cracco, Bruno Barbieri e Joe Bastianich assurti in breve tempo al ruolo di icone, tanto da essere già utilizzati in spot di vario tipo (li vediamo duettare con rugbisti, fischiettare per strada, pubblicizzare prodotti divario genere e natura). I motivi di questo trend? Probabilmente la pochezza del resto della proposta tv, dove sta rapidamente naufragando il modello reality e i varietà, Fiorello a parte, sembrano aver perso gran parte dei loro appeal, alla pari con le fiction, spesso l’una clone dell’altra. Le conseguenze? La prima è quella di assistere alla nascita di una generazione di star chef che occhieggiano dal video e dalle copertine delle riviste e tu ti ritrovi a porti una domanda banale ma pertinente: «Ma questo al suo ristorante ci sta mai?». Ma del resto, come diceva un saggio «i cuochi cucinano. Gli chef… cheffano!».
In collaborazione cori Stefano Carboni
Agricoltura Ue, dopo la Polonia speriamo nella Danimarca
Dopo il semestre polacco, dal primo di gennaio, alla presidenza dell’Unione europea è la volta della Danimarca. Dai primi atti che si possono leggere sembrerebbe che il governo danese non voglia raccogliere l’eredità della Polonia soprattutto in materia di agricoltura. Se infatti il governo di Varsavia aveva adottato un approccio agricolo molto improntato sulla qualità, vicino alle richieste dei Paesi mediterranei, a favore di una politica agricola a sostegno delle produzioni agroalimentari, diversa sarà l’impostazione data dall’esecutivo danese. La Danimarca sposterà così il baricentro della politica agricola europea. Dalla centralità dell’agricoltura «tout court», fatta di milioni di ettari coltivati si passerà ad una maggiore attenzione su attività come la pesca e il ruolo dell’agricoltura nell’affrontare sfide quali il surriscaldamento climatico, la gestione delle risorse idriche, la biodiversità, la sicurezza alimentare.
Poca terra e tanta acqua e aria dunque nelle priorità della nuova presidenza europea, che si trova a dover affrontare appuntamenti importanti in questo settore, dall’imminente approvazione del “pacchetto latte” alla riforma della Pac post 2013. Sarà interessante seguire con attenzione come questa discontinuità, che si inserisce in un percorso legislativo non facile, dove Paesi come la Francia, l’Italia e la Spagna dovranno far argine al nuovo “vento” agricolo del nord.
Se l’agricoltura diventa bene rifugio
ITALIA – In periodi di congiuntura difficile, il comparto agricolo finisce per rivelarsi come un settore rifugio. Secondo le cifre dell’INPS, nel bimestre agosto-settembre 2011, i mesi della vendemmia, nonostante una produzione vinicola calata dei 14 %, sono stati emessi 759.031 tagliandi rispetto ai 592.997 del bimestre agosto-settembre 2010. Questi ticket semplificati comprensivi di salario e contributi previdenziali, hanno registrato un boom nel 2011 con una crescita dei 28%, favorendo l’emersione di una fetta di lavoro agricolo finora svolto “in nero”.
Dalle Filippine la rivoluzione del riso
FILIPPINE – Si chiama Progetto Riso C4, sembra il nome di una missione segreta, ma è uno studio attualmente in corso nelle Filippine, presso l’istituto internazionale di ricerca sul riso Irri e potrebbe portare a una rivoluzione verde, per rendere il riso più produttivo e resistente e rispondere alle crescenti necessità alimentari dei Pianeta. Il riso è oggi l’alimento base di più della metà dell’umanità e questa coltivazione nutre più di un miliardo di persone. La sfida è riuscire ad intensificare la produzione per nutrire i 9 miliardi di esseri umani previsti nel 2050.
Arriva l’elenco degli additivi ammessi
EUROPA – Si usano per colorare, dolcificare o conservare, questa la funzione degli additivi aggiunti ai prodotti alimentari. Il loro utilizzo è stato regolato finora da diverse norme che non consentivano una facile comprensione della materia da parte dei consumatori. Le cose dovrebbero cambiare d’ora in avanti grazie all’attività svolta dalla Sanco della Commissione europea che ha uniformato la regolamentazione elaborando un testo unico contenente l’elenco di tutti gli additivi ammessi in Europa.