Parlare di industria in Canavese citando i vini può sembrare un azzardo. A guardare i numeri, però, la dimensione ormai è quella. E allora partiamo dalle cifre: 326 le aziende che lavorano con le denominazioni Erbaluce di Caluso DOP e Carema DOP, i due vini più pregiati del territorio, 2 milioni di bottiglie prodotte, mentre nel 2016 inizio 2017 i metri quadrati utilizzati a vigneti sono stati 1 milione e 925 mila, 40mila metri quadrati in più rispetto a due anni fa.
Che fare, allora, per dare un’accelerata a questo settore? Nasce la rete dei comuni a denominazione controllata e garantita. L’obiettivo? Creare una sinergia con il Consorzio per la tutela a valorizzazione dei vini DOP Caluso, Carema e Canavese, coinvolgendo i comuni che hanno valenza sotto il profilo agronomico, paesaggistico e turistico. Tra le iniziative che la nuova filiera intende portare avanti, c’è il miglioramento della gestione fitosanitaria del sistema vigneto, dotandosi di strumenti, analisi e rilevazioni scientifiche.
Insomma un salto di qualità necessario per migliorare la produzione a livello globale globale. “Questo sarà possibile – spiega Gian Luigi Orsolani presidente del Consorzio di tutela – grazie alla collaborazione con l’Università di Torino, Disafa, che ha pronto uno studio che presto divulgheremo, relativo all’epidemiologia e alla gestione della malattia e del suo vettore nei vigneti canavesani”. Verranno messi in campo anche altri strumenti grazie alla collaborazione tra amministrazioni locali e il servizio fitosanitario della regione. Giorgio Ferrero, assessore all’agricoltura della regione Piemonte afferma: “Quando si entra in un territorio bisogna respirare le qualità che quel territorio riesce a esprimere”. E in canavese manca ancora questo salto di qualità.
Fonte: La Stampa