Food ER creerà le nuove competenze per lo sviluppo sostenibile della filiera agroindustriale. L’offerta formativa: dottorati di ricerca, master di II livello, alta formazione e una laurea magistrale
A cinque anni da Muner, la Motorvehicle University of Emilia-Romagna per specializzare i talenti globali dell’automotive, debutta Food ER, l’Università internazionale e interateneo che creerà le nuove competenze di alto livello per accompagnare lo sviluppo digitale e sostenibile dell’altro settore chiave per la via Emilia, dopo i motori: la filiera agroindustriale.
«La delibera è stata appena approvata e pubblicata sul Bur e la Regione sosterrà un investimento di i milione di euro all’anno per tre anni per avviare un percorso di alta formazione che mette insieme tutte le nostre università, le imprese, le fiere e i centri di ricerca. Un progetto unico in Italia – sottolinea l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Vincenzo Colla – coerente con il nostro impegno strategico volto a sostenere le identità territoriali capaci di competere nel mondo e che mette a frutto il nostro patrimonio più importante e distintivo, ossia la qualità di relazioni accademiche, imprenditoriali e sociali».
Dal campo alla tavola, dalle macchine agricole al packaging intelligente, dalla tracciabilità al design fino alla sicurezza alimentare, i percorsi di Food-ER saranno coerenti non solo con le 3S che guidano il futuro della produzione alimentare declinate a Expo Milano – Sustainability, Security, Safety – ma con le priorità chiave dell’economia emiliano-romagnola, dove distintività e qualità di DOP e IGP (44 tipicità, il numero più alto in Europa) convivano e amplificano business come il wellness e il turismo enogastronomico.
Capofila di “Emilia-Romagna International Network for Education and Industrial Research on Food and Beverage (Food-ER)” – questo il nome completo del progetto e del network – è l’Università di Parma, cuore della foodvalley, in stretta sinergia con gli altri tre atenei pubblici (Bologna, Modena e Reggio Emilia, Ferrara) in qualità di soci fondatori, ai quali si aggiungono come so- ci aggregati l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, il Clust ERAgroalimentare, le cinque Fiere di Bologna, Parma, Rimini, Cesena e Piacenza e le imprese regionali, sia quelle leader di filiera che le Pmi. Nomi come Barilla, CremoniniInalca, Amadori, Granarolo, Orogel, Mutti, Conserve Italia, che non sono stati ufficializzati ieri nella conferenza di presentazione in viale Aldo Moro, ma si dà per certo saranno potenziali attori e fruitori strategici dei nuovi corsi che mirano a richiamare giovani da tutto il mondo e a formare manager e imprenditori del futuro agroindustriale emiliano ed italiano, complice anche la legge per attrarre talenti che la Giunta Bonaccini ha annunciato per l’autunno.
L’offerta formativa che sarà attivata nei prossimi tre anni comprenderà master di II livello, una laurea magistrale, alta formazione dedicata alle imprese e dottorati di ricerca e sarà condivisa e realizzata esclusivamente in lingua inglese secondo un sistema di formazione diffusa, ossia costituito da diversi “pacchetti tematici” che potranno essere scelti dagli studenti al fine di completare il percorso di studio in maniera personalizzata e sulla base di specifiche esigenze, in stretta sinergia con i partner industriali e di ricerca nazionali e internazionali.
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Fonte: Il Sole 24 Ore