Il Tempo
Due «gioielli» del Belpaese, passepartout per i mercati mondiali e prodotti di punta dell’eccellenza agroalimentare tricolore, che rappresentano i fiori all’occhiello e il miglior biglietto di presentazione nel mondo del Made in Italy. Così, almeno, era un tempo e l’«iconografia», specialmente all’estero, non è cambiata. Non ancora, almeno. La realtà, purtroppo, sì. L’olio «italiano» è in gran parte prodotto con quelli spagnoli, greci e tunisini, che vengono raffinati e «deodorati» per mascherare l’imbroglio.
La bufala, con latte di mucca proveniente dall’Est europeo, senza alcuna garanzia per la salute dei consumatori. In tutte e due i casi, la qualità è nettamente inferiore, i prezzi molto meno. E il crimine organizzato, l’«agromafia», si è inserito nel business miliardario, avvelenando le nostre tavole e facendo guadagni da capogiro. Cominciamo dalla «premuta di olive» (che nel 2011 aveva un fatturato di 3,3 miliardi di giuro) e sfatiamo un falso mito: il nostro Paese è il principale produttore e quindi esportatore di questo bene?