Domenico Raimondo, 46 anni, salernitano, ha inaugurato in giugno il suo terzo mandato alla presidenza del Consorzio di tutela della Mozzarella di Bufala Campana DOP. Il suo obiettivo e quello del consiglio che lo ha riconfermato alla guida di una filiera che nell’area della DOP conta 15 mila addetti con un fatturato al consumo di 56o milioni di euro, è quello di rafforzare la posizione sul mercato, specie straniero, sdoganando anche il prodotto congelato attraverso una modifica all’attuale disciplinare di produzione, e di preservare il marchio da aggressioni e campagne spesso denigratorie.
Nei primi cinque mesi del 2017 il volume del prodotto è aumentato del 6,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2016 perché maggiore è la domanda dei mercati, eppure ciclicamente si segnalano presunte truffe o contraffazioni. “Io non credo che oggi, in Italia, vi sia un prodotto più controllato del nostro. Lo dicono i numeri degli accertamenti sui nostri consorziati, oltre 1o mila l’anno, e il profilo di chi ci ispeziona: Nas, Noe, Asl, Istituto zoo profilattico, l’Ispettorato repressione frodi del ministero. Con in più il DQA, l’organo di autocontrollo che esercita sui nostri consorziati accurate ispezioni. Non esiste prodotto fresco dell’agroalimentare del nostro Paese più garantito della Mozzarella di Bufala DOP”.
Il Consorzio ha recentemente richiesto alcune modifiche del disciplinare di produzione.”Pensiamo che i tempi siano maturi per produrre Mozzarella di Bufala Campana DOP anche a temperature negative (-18°C), a condizione che le operazioni siano effettuate, al termine del ciclo produttivo, senza interruzione, all’interno dello stesso stabilimento autorizzato. E saranno cinque le nuove tipologie di mozzarella contenute nel disciplinare: “Lavorata a mano” – “Affumicata‘”- “Frozen” – “Esclusivamente per uso professionale non destinato al consumatore finale” – “Senza lattosio“». Il prodotto surgelato potrà essere esportato in modo molto meno costoso sui mercati esteri, con etichette chiare, senza che perda le sue caratteristiche compreso il sapore. Sarà un prodotto DOP, diverso da quelli commercializzati oggi, che garantirà una versatilità di utilizzo, dalla pizza ai piatti della ristorazione.
La mozzarella «frozen» permetterebbe al latticino di avere una vita più lunga salvaguardando la qualità e allo stesso tempo abbattendo i costi d’esportazione per arrivare a conquistare nuovi mercati, soprattutto perché il trasporto senza liquido diventa molto meno oneroso per ragioni di peso e non ci sarebbe più il vincolo dei tempi di consegna. Il dibattito è aperto, gli chef dicono sì alla Mozzarella DOP frozen, solo per conservarla ed esportarla, approvazione anche da parte dei pizzaioli. Ora la parola passa al Ministero dell’Agricoltura e all’Ue.
Fonte: Corriere del Mezzogiorno Economia – Corriere della Sera