Mortadella di Prato IGP: festa in San Domenico per i 5 anni dell’indicazione geografica. Tutti i produttori, Confesercenti, Confartigianato e Lions ; tanti brindisi a un progetto di valorizzazione che non si ferma.
Buon compleanno Mortadella di Prato IGP. Nella suggestiva cornice del Chiostro di San Domenico, nella sala dell’ex Convitto, mercoledì sera sono stati festeggiati i cinque anni del riconoscimento dell’IGP, l’indicazione geografica protetta. Un cammino, quello per ottenere questo riconoscimento, intrapreso nel 2000, quando ci si rese conto che il particolarissimo salume pratese rischiava l’estinzione: mancavano addirittura i norcini in grado di tramandarne la ricetta.
Proprio in quell’anno, grazie all’intenso lavoro dei produttori, delle istituzioni e di Slow Food, il 12 settembre, uscì il disciplinare di produzione e fu istituito un presidio Slow Food. Da allora i produttori non si sono mai fermati e dopo aver costituito l’Associazione per la tutela della Mortadella di Prato, nel 2016 hanno appunto ottenuto il riconoscimento IGP. La serata è stata organizzata da Antonio Papini, presidente del Club Lions Host, in collaborazione con Confesercenti, Confartigianato e l’Associazione per la tutela della Mortadella di Prato IGP.
Alla festa hanno partecipato tutti i produttori dell’associazione, a partire dalla presidente Suellen Mannori, alla presenza tra gli altri del sindaco Matteo Biffoni, degli assessori Benedetta Squittieri (sviluppo economico) e Gabriele Bosi (turismo), del presidente di Confartigianato Luca Giusti e di Ascanio Marradi, direttore di Confesercenti. La Mortadella di Prato nacque dall’esigenza di usare al meglio le carni scartate nella preparazione dei salami, insaccandole dopo averle aromatizzate con spezie e liquori e cuocendole in acqua.
Il prodotto, di origine medievale, è caratterizzato dalla presenza originale dell’alchermes, liquore color porpora ricavato un tempo dalla cocciniglia, la celeberrima “grana del tintore”, utilizzato come colorante e aromatizzante, e da una abbondante speziatura, utile per conservare il prodotto, come durante la serata ha ricordato Vincenzo Cangioli, titolare dell’omonimo lanificio. Già nel 1733, in occasione della beatificazione di suor Caterina de` Ricci, le monache dei monasteri domenicani di Prato allestirono per gli ospiti un pranzo dove la mortadella figurava come specialità locale.
Fonte: La Nazione