Gazzetta di Parma
La nascita del prodotto, l’amata profumatissima ghiotta mortadella, si perde nel tempo, insieme all’origine del nome che non si sa con certezza se fare risalire al mirto che lo profumava o allo strumento, il mortaio, utilizzato per sminuzzare le carni. Anche queste, in origine, furono varie: cinghiale, maiale, bue, vitello, e anche asino, fegato; carni magre e grasse, a pezzetti più o meno sminuzzate, con spezie varie e marinature in aceto o vino, insaccate in budelli o vesciche, crude o cotte. Fu un percorso lungo quello della mortadella e il gradimento presso gli uomini, le tappe di quell’evoluzione, sono ancora riconoscibili nella grande varietà di salumi che ne portano il nome e arricchiscono il patrimonio gastronomico delle regioni italiane. Oggi la Mortadella di Bologna si fregia del marchio Igp, garanzia di controllo e qualità ma, come s’è visto, non si tratta di nulla di nuovo.
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