L’unità
Viviamo in un paese dove i distretti produttivi devono fare i conti con i cambiamenti imposti dalla crisi economica che ha portato al crollo di comparti un tempo solidi: manifatturiero, turismo, terziario avanzato, etc…Ecco alcuni dati: un miliardo di ore di cassa integrazione nel 2012 e una disoccupazione che sfiora il 12%. Sembrerebbe un’Italia senza vie di uscita, soffocata dall’empasse economica a cui oggi si aggiunge anche quella politica. Ma quello italiano è un popolo storicamente ingegnoso che sa tirare fuori il meglio proprio nei momenti di difficoltà. E in questo panorama nero emergono anche dei segnali positivi come la storia della rinascita di uno dei distretti vitivinicoli più importanti d Italia: Brunello di Montalcino DOP. A cinque anni dallo scandalo causato dalle violazioni di alcuni produttori al «disciplinare di produzione», oggi i dati fotografano un quasi miracolo: 9 milioni di bottiglie dell’annata 2012 contro i sei milioni e mezzo di bottiglie nel 2008.
«Si è appena conclusa l’edizione BenvenutoBrunello2013, per la presentazione delle nuove annate che andranno in commercio e i dati sono davvero incoraggianti – commenta Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio Brunello di Montalcino – e rappresentano il risultato di un sistema economico e sociale che ha saputo reagire alle difficoltà». «L’atteggiamento compatto dei soci dei Consorzio – sottolinea ancora Bindocci – ha dimostrato che, se le imprese di un territorio riescono a dialogare, è un vantaggio per l’intero comparto e oggi, a pochi annidi distanza, a Montalcino la viticoltura crea di nuovo valore e ed occupazione per il territorio». Ma questi risultati non fanno comunque abbassare la guardia. «Come Consorzio – chiosa il presidente Bin docci – stiamo sostenendo la ricerca sugli antociani di Sangiovese affinché ci sia un parametro scientificamente incontrovertibile per accertare la corrispondenza tra etichetta e contenuto della bottiglia».
Il valore del distretto del Brunello non solo si traduce nell’opportunità di creare e mantenere posti di lavoro per gli ilcinesi, ma soprattutto consente ai vignaioli di dare il loro contributo in termini di entusiasmo e innovazione. È un territorio che dà fiducia ai giovani, attrae nuovi talenti e in cui i giovani stessi vedono una prospettiva. La crisi c’è ancora, ma il Brunello sembra reagire meglio di altri vini italiani. In commercio si trovano bottiglie eccellenti, ottime e anche meno buone, ma sicuramente, sono tutte corrispondenti al «disciplinare». La conseguenza dello scandalo è che i vini, su cui c’erano dubbi, non esistono più e, a distanza di cinque anni, quel brutto episodio può esser letto come la base per ricostruire una nuova immagine, una nuova credibilità, ma soprattutto una nuova etica del fare vino.
Secondo i dati di un’analisi sull’occupazione giovanile a Montalcino, presentata in questi giorni, questo distretto del vino sta rinascendo anche grazie al suo cuore giovane. Dei circa 250 produttori del Consorzio, 31 hanno un’età compresa tra i 22 e i 43 anni e gestiscono 26 aziende, il 27% dei 2000 occupati dei territorio è under 30 con un alto livello di scolarizzazione. Ben il 60% dei giovani occupati nel territorio è composto da laureati, la maggior parte parla inglese e il 70% conosce, bene, anche una seconda lingua. 1130% degli under 40 è già alla guida di una cantina.
Questo è anche il territorio dove le piccole imprese hanno saputo coesistere con quelle molto grandi e crearsi opportunità reciproche. «Dove ci sono radici solide come la qualità, la tradizione e le capacità professionali si possono superare momenti difficili – commenta Remo Grassi, vice presidente di Villa Banfi, azienda internazionale leader dei settore, da oltre trent’anni punto di riferimento per chiunque al mondo si occupi di produzione vitivinicola Dopo il 2008 la nostra azienda ha scelto di innalzare il livello di produzione di qualità. Credo che il ruolo del Consorzio sia stato determinante per fare sintesi e affrontare la crisi che si era abbattuta su Montalcino e ci ha permesso un confronto serio fra tutte le realtà per condividere scelte e strategie vincenti».
Questa dei Brunello è una delle tante storie italiane di successo del settore agroalimentare che ha saputo affrontare la crisi, anzi le crisi, con serietà. Una raggio di sole che non fa primavera ma indica che ci sono prospettive positive per alcuni comparti economici. Bisogna coglierle.
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