Il Parlamento europeo non è disposto ad aprire un secondo negoziato nella procedura di divorzio tra l’Ue e il Governo britannico ( Brexit ), se non alla condizione di migliorare l’attuale accordo a favore dei cittadini, degli agricoltori e dell’intera filiera agroalimentare europea. Siamo consapevoli che entriamo in un periodo di grande incertezza e stiamo già riflettendo come ‘parare’ l’impatto rovinoso di un ‘no-deal’. Personalmente, ritengo che sia necessario trovare nel bilancio Ue post-2020 i fondi necessari per tener sotto controllo tutte le possibili perturbazioni di mercato e continuare a garantire il reddito degli agricoltori Ue. Sostegni che l’attuale proposta di bilancio agricolo non permetterebbe.
Ricordo che l’accordo tra Bruxelles e Londra, respinto ieri dal Parlamento britannico, permetteva di conservare lo status quo negli scambi agroalimentari tra le due sponde della Manica, salvaguardando il riconoscimento di tutte le nostre indicazioni geografiche. Tutto non è perduto. La palla ora è nelle mani di Londra, e nonostante il rammarico per la mancata intesa con l’Ue non siamo ancora in uno scenario di mancato accordo, di no-deal. L’Unione europea si sta dimostrando sempre più coesa di fronte a questo complicato impasse.
Tuttavia, gli Stati membri e le istituzioni che usciranno dalle elezioni europee a maggio devono sapere che in futuro bisognerà allargare i cordoni della borsa per tutelare la Pac e i 44 milioni di posti di lavoro dell’agroalimentare