Si può essere amanti del genere oppure detrattori dei fast food, ma in Italia ormai non si possono più fare i conti senza McDonald’s. Tra materie prime di cui si rifornisce, servizi acquistati e spese per la costruzione o la ristrutturazione dei suoi ristoranti, la multinazionale americana rappresenta il 4,4% del valore aggiunto dell’intero settore del food & beverage nazionale. «Valore condiviso creato in Italia», lo chiamano gli esperti dell’Istituto Althesys che hanno condotto lo studio. E hanno calcolato che quello generato da McDonald’s ogni anno è di 1,3 miliardi di euro. Tanto quanto il costo previsto per le Olimpiadi invernali 2026 di Milano-Cortina, oppure, quanto lo 0,1% del Pil italiano nel 2018. Rispetto al valore condiviso, il fatturato italiano della multinazionale è un’altra cosa, ed è un numero che va aggiunto a parte: quello con cui McDonald’s ha chiuso l’anno scorso è stato di quasi 1,4 miliardi di euro, in crescita a doppia cifra rispetto all’anno precedente.
E per il futuro? Le aspettative sono rosee. Tanto che in un Paese dove Unicredit annuncia 5.50o esuberi e Arcelor Mittal ne propone 4.700, McDonald’s in controtendenza annuncia: da qui al 2022 creeremo 7mila nuovi posti di lavoro. Tutti questi numeri ieri sono stati presentati al mondo della politica dall’amministratore delegato per l’Italia, Mario Federico, insieme ad altre istituzioni che rappresentano il settore come la Coldiretti.
Quali sono i risultati di McDonald’s in Italia? Nel 2018, che si è chiuso a quasi 1,4 miliardi di fatturato, siamo cresciuti a doppia cifra e per la fine del 2019 mi aspetto altrettanto. Il settore del cosiddetto informal eating out, di cui noi facciamo parte e che conta in tutto 3oomila punti vendita in Italia, cresce del 2,5% all’anno: noi cresciamo più di quattro volte tanto. Nel 2016 servivamo 7oomila persone al giorno, ora ne serviamo un milione. E stiamo aprendo in media 25 ristoranti all’anno: soltanto nel 2019 abbiamo creato più di 2.500 posti di lavoro.
Investirete in nuove aperture anche nel 2020? Abbiamo piani ambiziosi da qui al 2022. In Italia occupiamo già 24mila lavoratori ma nel prossimo triennio investiremo in Italia più di un miliardo e contiamo di creare quasi 7mila nuovi posti di lavoro. Quattromila saranno per l’apertura di una trentina di nuovi ristoranti all’anno, mille saranno nell’indotto e il resto sarà per rafforzare lo staff dei ristoranti già esistenti. Per il 2020, in particolare, puntiamo ad arrivare a 600 McCafé, ad allargare il servizio McDelivery ad altre 75 città e a ristrutturare altri 200 ristoranti. Ho appena presentato il piano al direttivo mondiale, c’è tanta fiducia sull’Italia.
Quanto è Made in Italy, oggi, il panino servito da McDonald’s? Oggi l’84% dei nostri fornitori è italiano: il caffè è Ottolina, le torte sono di Bindi, il Parmigiano Reggiano DOP viene fornito da Parmareggio, il latte dalla Centrale di Brescia, pollo e uova arrivano da Amadori. Siamo la prima azienda multinazionale ad aver fatto un accordo di filiera in Italia per la fornitura di carne bovina: l’abbiamo siglato l’anno scorso con Coldiretti e Inalca ed entro il 2021 potremo contare su 4mila allevamenti certificati. L’anno prossimo amplieremo la lista dei fornitori italiani, ma la vera sfida che stiamo testando riguarda le patate: oggi quelle di provenienza italiana sono pochissime, perché nel nostro Paese non c’è un clima adatto alla loro coltivazione. Il grosso delle nostre forniture oggi arrivano dall’Austria e dall’Olanda, ma stiamo lavorando con un gruppo italiano e contiamo nel giro di due o tre anni al massimo di arrivare a cucinare solo patate Made in Italy. Quando avremo fatto questo, saremo in grado di raggiungere praticamente il 100% delle forniture italiane»
E i Consorzi, non storcono più il naso davanti alla filosofia McDonald’s? Siamo in Italia dal 1986, di strada ne abbiamo fatta, e ora anche i consorzi guardano a noi come a una buona opportunità di business. Oggi abbiamo le DOP che ci bussano alla porta. Dall’Aceto Balsamico di Modena IGP alla Cipolla Rossa di Tropea Calabria IGP, c’è fiducia in noi. E per il 2020 siamo già pronti a lavorare con l’Arancia Rossa di Sicilia IGP.
Fonte: Il Sole 24 ORE