Massimo Menna, presidente del Consorzio di tutela Pasta di Gragnano e amministratore delegato della Garofalo, lancia l’allarme: «Il raccolto di grano duro è stato inferiore alle previsioni, ai rincari dell’energia si è aggiunto quello della materia prima che è arrivata a raddoppiare. Valori insostenibili per il settore, le aziende rischiano davvero di chiudere». Soluzioni? «Rialzo dei cartellini e tetto al costo del gas». Ma soprattutto «evitare la stretta sui crediti».
Emergenza. Anzi, «grande emergenza». Definisce così la situazione dei pastai in Italia Massimo Menna, presidente del Consorzio di tutela della Pasta di Gragnano, azionista e amministratore delegato del Pastificio Garofalo, che landa l’allarme sulla chiusura degli stabilimenti peri produttori di pasta. «È davvero tempesta perfetta nel nostro settore – dice l’imprenditore -. Ai rincari dell’energia, di forte impatto per noi che usiamo il gas per produrre il calore necessario all’essiccazione della pasta, si è sommato quello delle materie prime. Il grano duro è arrivato a raddoppiare, è salito dai 290 euro di prima della crisi a 490 euro con picchi di 600. Ci sono stati raccolti inferiori al previsto. La speranza di tutti era che il nuovo raccolto, del giugno di quest’anno, fosse buono e che le aziende potessero un p0′ recuperare, mediando sui prezzi, senza che i rincari si trasferissero al consumo. Purtroppo non è così». Significa che i prezzi della pasta, già lievitati in media del 25% dal maggio 2021 al giugno scorso secondo Altroconsumo, continueranno a crescere. «È inevitabile – dice Menna – . In poco più di due anni il costo del metano è salito da 15 centesimi al metro cubo a oltre due euro, quello dell’elettricità è praticamente decuplicato. Per un’azienda che per esempio fattura 2oo milioni sono costi aggiuntivi di 26 milioni l’anno. È insostenibile, faccio questo mestiere da 4o anni e non ho mai visto nulla di simile. Se non si aumentano i prezzi, le aziende chiudono». Ma «il prezzo della pasta, pur con gli aumenti, sarà sempre il più economico fra gli alimentari in rapporto ai valori energetici e nutritivi».
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Le proposte
Ma per arginare la crisi l’imprenditore-presidente, che qui parla in rappresentanza non della propria azienda ma del Consorzio – cioè a tutela delle imprese produttrici della pasta di Gragnano, unica pasta di semola IGP, con oltre 5oo dipendenti nel complesso e ricavi sopra i 30o milioni – indica tre leve. La prima è l’aumento dei prezzi, appunto. La seconda è il tetto al prezzo del gas, «necessario». La terza è proprio un ruolo attivo da parte degli istituti di credito, mentre i tassi salgono e si prospetta una minore flessibilità nella concessione dei prestiti.
«I ristori governativi servono ma sono tamponature, il decreto Aiuti non è risolutivo sul medio periodo – dice Massimo Menna -. Bisogna impedire che scatti il credit crunch, la strozzatura del credito. Le banche devono continuare a fare il loro mestiere, supportando le imprese e concedendo finanziamenti a medio termine, otto-dieci anni. Bisogna evitare la rigidità degli istituti di credito, sarebbe una tragedia. È vero che i tassi base delle banche centrali si stanno alzando, ma dobbiamo stare attenti a spread, durata e velocità delle risposte alle imprese». L’altra soluzione, il tetto europeo al prezzo del gas, «sarebbe importante – dice Menna – soprattutto per le aziende italiane e del territorio».
Perché «non c’è un piano di austerity risolutivo applicabile a queste imprese: non si può interrompere certo la produzione nelle ore di picco per risparmiare energia». E soluzioni alternative all’uso del gas, in questo settore, per ora sostanzialmente non ci sono. «Abbiamo bisogno di caldo, freddo ed elettricità ma gli impianti di cogenerazione sono diventati antieconomici – dice Menna – I nostri impianti sono a gas. Il motore a gas produce energia elettrica e dai fumi che genera recuperiamo calore, che tramutiamo anche in energia frigorifera. Noi per esempio abbiamo un piccolo impianto fotovoltaico e lo amplieremo, ma ci vuole tempo, almeno un annoi]. ricorso alle rinnovabili da parte di tutte le aziende del Consorzio è in crescita, ma anche usando tutto il fotovoltaico possibile non si potrebbe coprire oltre il 20% del fabbisogno di energia elettrica». Uno scenario «d’incertezza», più grave di quello «della crisi 2007-2008 quando a salire fu solo il prezzo del grano e per pochi mesi». Ma «la pasta di Gragnano ha affrontato tante battaglie, supererà anche questa». Fra il 9 e l’11 settembre c’è stata la manifestazione Gragnano 2022, tre giorni di apertura ai cittadini della «città della pasta» con laboratori, convegni, degustazioni e lezioni di cucina, con il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, a tagliare il nastro. «È andata bene – dice Menna I gragnanesi sono orgogliosissimi di saper fare la pasta, qui abbiamo le competenze. Abbiamo provato ad avere nelle aziende dipendenti di tre generazioni contemporaneamente, c’è vero trasferimento del sapere». Da proteggere.
Fonte: L’Economia – Corriere della Sera