Intervista al Ministro delle politiche agricole Maurizio Martina sui temi cardine dell’evento EXPO che affronta le sfide globali sul futuro del cibo. Un sogno, o forse un po’ di più: «Da Expo 2015 al Giubileo può nascere la generazione Fame Zero». Il Ministro alle Politiche agricole, Maurizio Martina, farà oggi gli onori di casa ai circa 400 delegati internazionali, tra cui 50 ministri di tutti i continenti, che per due giorni partecipano al Forum agricolo. Saranno all’incontro anche l’ex presidente del Brasile, Lula, che porterà l’esperienza della «Borsa Famiglia», il segretario generale della Fao, Graziano Da Silva, e il commissario europeo all’Agricoltura, Phil Hogan.
Una tappa importante di Expo?
«Assolutamente sì. E non è irrilevante il fatto che al tavolo siederanno anche 27 Paesi che non hanno aderito all’Expo 2015, ma che, evidentemente, hanno giudicato strategico il tema posto. Dal Sudafrica all’Australia, al Pakistan, senza contare i molti ministri africani interessati anche perché più direttamente coinvolti».
Al di là delle presenze, dov’è l’importanza?
«Intanto, una partecipazione così ampia si ottiene raramente. E comunque mettiamo a segno uno dei nostri obiettivi fondamentali: Expo 2015 diventa la piazza globale di un confronto utile ai passaggi internazionali che avremo nei prossimi mesi. Penso in particolare al G7 in Germania il prossimo weekend, poi il Geo in Turchia, poi la Conferenza sugli aiuti internazionali ad Addis Abeba. Infine, a settembre, all’Onu ci sarà l’appuntamento fondamentale, nel quale dovremo decidere gli obiettivi del prossimo Millennio. Expo 2015 dimostra di avere autorevolezza e forza: c’è una diplomazia che funziona e unisce, mettendo fianco a fianco Israele e Palestina, Iran e Iraq».
Come si combatte la fame andando oltre i proclami?
«Noi proponiamo la Carta di Milano, eredità culturale di Expo 2015 e cercheremo di definire una nuova food policy per arrivare a produrre di più consumando meno risorse».
Qualche esempio?
«Penso ai sostegni pubblici all’agricoltura che devono essere orientati prima di tutto alle piccole e medie imprese familiari o al potenziamento delle risorse a sostegno delle mense scolastiche nei Paesi in via di sviluppo».
Fonte: Corriere della Sera