Il Pecorino Romano DOP gioca d’anticipo e punta sul miglioramento della qualità, la difesa del riconoscimento comunitario “Denimanzione di origine protetta” e su un marchio tridimensionale di riconoscimento, già registrato, negli Stati Uniti. Questo il rilancio in tre mosse del Consorzio di tutela di uno dei formaggi tutelato italiano più esportati nel mondo, forte di una filiera che conta oltre 10.300 allevamenti che producono latte ovino, 37 caesifici per circa il 95% attivi in Sardegna (solo 3 strtture lavorano nel Lazio) per un giro di affari stimato di circa 280 milioni con una quota d’export del 70% di cui il 66% in USA, il resto nell’UE, Canada e Giappone.
Un sistema intorno al quale gli operatoti hanno deciso di fare quadrato per una modifica del disciplinare di produzione. “Stimo lavorando a una revisione delle regole scritte e del piano di controllo – spiega il presidente del Consorzio per la tutela del Pecorino Romano DOP Salvatore Palitta – che consentano di incrementare i parametri di qualità a difesa della DOP dalle contraffazioni attraverso il rafforzamento della propeiretà intellettuale”.
Fonte: Il Sole 24 Ore – Agrisole