Se alla fine degli anni ’60 nelle Marche si contavano 205 vitigni a uva da vino, più altri non identificati, ora quelli coltivativi sono andati via via riducendosi, ma nella direzione di un importante rinnovamento del patrimonio viticolo. Dopo l’istituzione delle prime DOP nella regione (Sangiovese, Montepulciano, Verdicchio, Trebbiano toscano e Biancame) ora le Marche vantano cinque vini DOP, 15 Doc (nella recente edizione di Vinitaly sono stati festeggiati i 50 anni della DOP del Bianchello del Metauro) e uno a Indicazione di origine protetta (IGP). Complessivamente, gli ettari vitati sono 17.332 (dati Ismea 2018) che danno vita a 876.000 ettolitri all’anno (media 2014-2018), pari allo 1,8% della quota nazionale: il valore dei soli vini DOP e IGP ammonta ad oltre 33 milioni di euro.
Il territorio marchigiano è prevalentemente collinare (per il 70%) e montuoso; le fasce pianeggianti sono limitate a piccole aree lungo la costa e lungo i fiumi. Nei primi anni del 1900 l’area vinicola del Piceno era la più importante della regione, con le uve Sangiovese e Montepulciano, mentre nella parte settentrionale si concentrava la produzione di vini bianchi da uve Verdicchio (la cantina Fazi Battaglia creò la bottiglia a forma di anfora ancora oggi associata a questo vino), Trebbiano e Malvasia. A tutt’oggi i vitigni bianchi coltivati nelle Marche rappresentano il 60% e si trovano importanti vigneti autoctoni come il Lacrima e la Vernaccia nera. In regione vengono coltivati anche lo Chardonnay, il Ciliegiolo, il Passerina, il Pecorino, il Trebbiano toscano e la Malvasia bianca lunga. Il vino rosso nelle Marche è sinonimo soprattutto di Montepulciano e Sangiovese e tra le nicchie produttive è stata riscoperta la Vernaccia nera di Serrapetrona, nel maceratese, che fa affidamento su una superficie totale di appena 45 ettari: è stata la prima nelle Marche ad ottenere il riconoscimento della Docg. Questo vino è uno spumante rosso prodotto nelle versioni secco e dolce, utilizzando un sistema molto particolare. Dopo la vendemmia una parte delle uve è vitificata in rosso, mentre una percentuale viene lasciata ad appassire in modo da concentrare la quantità di zuccheri. Le uve appassite sono quindi pigiate e il mosto si aggiunge al primo vino, provocando una seconda fermentazione. La spumantizzazione della Vernaccia di Serrapetrona conferisce «Varietà in crescita».
«Ci sono alcune varietà che, pur non esprimendo sempre grandi volumi, sono comunque in crescita, come il Pecorino e il Passerina» Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi, docente di viticoltura ed enologia al vino la caratteristica spuma rosa. «Ci sono varietà che pur non esprimendo sempre grandi volumi sono in crescita – osserva Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi, docente di viticoltura ed enologia presso l’Università della Tuscia e considerato uno dei maggiori esperti mondiali di vini – come il Pecorino e il Passerìna. Il vino è una creatura dell’uomo che ha saputo dare ancora più valore a un frutto ottenendo un prodotto straordinario».
La Regione può contare su nuove risorse da investire nel settore: dopo che il ministero delle Politiche agricole ha rimodulato le risorse disponibili del Programma nazionale di sostegno al settore vitivinicolo, sono in arrivo a 7,9 milioni di fondi statali per la campagna vitivinicola 2019, con un incremento di 169 mila euro rispetto allo scorso anno. Lo ha comunica la vicepresidente Anna Casini, assessore all’Agricoltura, al Tavolo della filiera vitivinicola regionale, convocato per condividere le misure di promozione sui mercati `terzi’ (extra Ue), finanziate con gli stanziamenti ministeriali dell’Ocm (Organizzazione comune di mercato, cioè la regolamentazione disposta dell’Unione europea) 2019-2020.
Fonte: Il Resto del Carlino