Il Green Deal di Timmermans puntava a penalizzare duramente il made in Italy, ma l’Italia ha fatto meglio di tutti in Europa nelle emissioni. E fra i grandi produttori di alimenti siamo il Paese che le ha tagliate di più negli ultimi 30 anni.
I cibi che portiamo a tavola tutti i giorni in Italia sono fra i più sostenibili al mondo, oltre che i più buoni (ma questo è un altro discorso). Le materie prime agricole provengono da un sistema produttivo fra i più efficienti in assoluto, capace negli ultimi trent’anni di tagliare più degli altri le emissioni che possono alterare il clima.
Sono le conclusioni di un’analisi curata dal Centro Studi Divulga, diffuse nel corso dell’ultima edizione di Cibus, ma passate quasi sotto silenzio.
I numeri della nostra filiera agroalimentare allargata sono impressionanti. Oltre 620 miliardi di fatturato dal campo alla tavola dei ristoranti, fatti dai 72 miliardi dell’agricoltura cui si aggiungono i 178 dell’industria alimentare e delle bevande, i 146 miliardi di commercio al dettaglio, i 164 miliardi di commercio all’ingrosso e i 63 della ristorazione.
E siamo i numeri uno al mondo per la qualità dei cibi con 853 indicazioni d’origine registrate (DOP, lGP, STG, DOC e DOCG) davanti alla Francia che si ferma a 713 e alla Spagna che ne ha solo 357.
I nostri agricoltori, fra l’altro, sono primi in Europa per valore aggiunto generato da ogni ettaro coltivato, con 2.968 euro. Quasi il doppio dei 1.822 euro per ettaro generati dagli agricoltori tedeschi e i 1.590 dei francesi. Un dato che dimostra una volta di più che il nostro primato in termini di qualità dei cibi poggia su solide fondamenta di redditività.
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Fonte: Libero