Nel trattato del Pacifico – Tpp – DOP e IGP non hanno perso, ma pareggiato. Così si può sintetizzare il punto di vista della Commissione europea sull’impatto che il Tpp, l’accordo commerciale firmato da Stati Uniti e altre 11 economie della regione del Pacifico, potrebbe avere sulla strategia commerciale che l’Ue sta portando avanti per tutelare le DOP IGP oltre i propri confini. La Commissione UE risponde che nel trattato del Pacifico «sembrano non esserci disposizioni vincolanti che limitano la tutela delle indicazioni geografiche più di quanto sia previsto dalle pratiche standard europee».
C’è un «però». Fatta salva la possibilità di coesistenza, il fatto che il Tpp stabilisca una prevalenza dei marchi registrati incentiva la corsa alla registrazione nei paesi aderenti al trattato del Pacifico da parte di esportatori Usa titolari di marchi con nomi simili a quelli delle DOP. Certo c’è che «il Tpp mette un paletto alla strategia di riconoscimento automatico di DOP e IGP europee attraverso l’inserimento di liste nell’ambito degli accordi commerciali bilaterali», spiega Massimo Vittori, direttore di OriGIn, organizzazione internazionale per la tutela delle Ig. Fino ad oggi, l’Ue ha sempre cercato di inserire un elenco di indicazioni geografiche da far riconoscere direttamente nei trattati di libero scambio, e questo vale anche per paesi come il Canada e il Vietnam, membri del Tpp.
Il Tpp non rimette in causa questi accordi. Ma «per gli accordi ancora non conclusi dall’Ue con i paesi aderenti al trattato del Pacifico», prosegue Vittori, «come il Ttip con gli Usa, il Giappone o il Messico, una procedura di opposizione prima del riconoscimento delle Dop e Igp europee dovrà essere prevista», che coinvolge comunque tutti i paesi aderenti al Tpp. «Problematico», conclude Vittori, «è anche il fatto che il Tpp prevede la possibilità di cancellazione delle Ig». La settimana prossima a Tokyo ci sarà un nuovo round di colloqui per l’accordo di libero scambio tra Ue e Giappone, membro del trattato del Pacifico e mercato chiave per l’agroalimentare europea.
Fonte: Italia Oggi