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Olio extravergine di oliva, parmiglano reggiano, mozzarella di bufala, porchetta di Ariccia, cipolle di Tropea, tartufo d’Alba, Brunello di Montalcino. L’elenco delle eccellenze mangerecce made in Italy è lunghissimo. Si tratta di prodotti prelibati con marchi DOP (Denominazione di origine Protetta), IGP (Indicazione Geografica Protetta), STG (Specialità Tradizionale Garantita), che rappresentano il fiore all’occhiello della tradizione alimentare italiana e come tali sono tutelati dall`Unione Europea. Ebbene, ogni giorno i “pirati” dell’industria agroalimentare attentano alla genuinità di questi prodotti alterandoli e contaminandoli, o semplicernente falsificandoli con sostanze e modalità illegali. Così, se non si sta attenti alle etichette e alla provenienza delle specialità in questione, magari perché allettati da un prezzo più basso, si rischia di portare a tavola dei falsi, o quel che è peggio, dei prodotti realizzati senza osservare le più elementari norme di sicurezza che possono nuocere gravemente alla nostra salute. Ma come contrastare un fenomeno che, complice anche la glebalizzazione, è in netta crescita e produce un giro d’affari di decine di miliardi di euro l’anno? Attraverso una capillare operazione di controllo che analizzi ogni anello della filiera alimentare, dal campo coltivato alla tavola. Opera di controllo che svolge in prima linea il Corpo forestale dello Stato, attraverso il NAF, Nucleo Agroalimentare e Forestale, sempre impegnato nella lotta alla contraffazione dei prodotti agroalimentari.
Hashtag: #LottaContraffazione
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