Cosa sta succedendo negli uliveti italiani (e spagnoli)? Che olio abbiamo comprato a basso prezzo fino a oggi? Perché per il made in Italy questi rincari?
L’olio extravergine di oliva italiano più caro di sempre, almeno per ora, sarà uno dei fenomeni che ricorderemo del 2023. Il problema dei prezzi ha riportato all’ordine del giorno del dibattito nazionale un ingrediente che usiamo quotidianamente, ma di cui conosciamo assai poco. Ci cuciniamo oramai dalla Sicilia all’Alto Adige ed è stato così disponibile negli ultimi decenni da renderlo una commodity al pari della benzina.
Ma ora gli aumenti di prezzo (del 100%) ci pongono davanti a delle scelte e questa potrebbe essere una grande occasione per conoscere meglio e imparare ad amare l’olio extravergine di oliva italiano. Fra statistiche, dati di mercato, operatori grandi e piccoli del settore, abbiamo messo insieme una guida all’olio “spiegata bene”. Con un lieto fine, anche per risparmiare.
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Grandi estensioni vs biodiversità
Sbagliato demonizzare gli oli del supermercato o quelli esteri, non è questo il punto, ma capire che cosa si sta comprando e su cosa investire, facendo la spesa e come Paese. Per fare un esempio, la Spagna ha un’agricoltura più meccanizzata, moderna, estensioni ampissime di oliveti, poche varietà super selezionate per garantire ampie rese.
È un modello di agricoltura che si ritrova in moltissime coltivazioni, arance e agrumi inclusi. In Italia invece gli appezzamenti medi sono solo di pochi ettari e possiamo contare su 533 varietà di olive, per un patrimonio immenso di sapori e biodiversità, agricola e culturale, che ci rende meno competitivi sui grandi numeri, ma non sulla qualità, e persino più resilienti nei confronti dei cambiamenti climatici.
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Fonte: LaCucinaItaliana.it