L’olio “Palatinum” raccolto delle olive dai 189 ulivi del Parco Archeologico, spremuto e imbottigliato, ha ridato vita a gesti e sapori che hanno riportato indietro di millenni l’area intorno al Colosseo.
Gli imperatori avrebbero gradito, da buongustai quali erano. D’altronde nei ricettario di Apicio, il masterchef dell’antichità, l’olio era un ingrediente strategico anche semplicemente per “irrorare” il cibo da portare in tavola. E la seconda vita “biologica” del parco archeologico del Colosseo passa anche per l`olio. Soprattutto il colle dei Cesari, il Palatino, sempre più verde e “bio”. Ieri mattina ne è stata la prova. Complice un’alba contagiata dal sole. E’ iniziata presto la raccolta delle olive per essere subito spremute in un autentico frantoio a cielo aperto allestito all’ombra dell`Arco di Tito, sulla Via Sacra, all’ingresso del Foro Romano.
Spettacolo nello spettacolo, verrebbe da dire. Sullo sfondo, il profilo dell’Anfiteatro Flavio. Un passaggio chiave per arrivare poi alla produzione di “Palatinum”, l’olio DOP dei Cesari. L’olio degli antichi romani che ha intascato il riconoscimento dell’IGP Roma da parte dell’Unione europea, pronto per essere imbottigliato e griffato con un’etichetta speciale. II sapore è intenso, aromatico, il colore un verde brillante. E sì che il “Palatinum” non è l’unico prodotto biologico figlio di questa terra millenaria amata da Romolo e Augusto. C`è il miele, l`Ambrosia dei Cesari come è stata ribattezzata dal personale del parco, realizzata dalle arnie poste sulle pendici meridionali del Palatino, proprio a ridosso del Tempio della Magna Mater. Bellezza e gusto. E presto avrà anche il suo vino, il Palatino, visto che sono stati ripristinati glia ntichi vigenti nell’area della Vigna Barberini. Intanto il lavoro ieri è stato intenso, sul filo dell’emozione. Sotto gli occhi di Alfonsina Russo e dell`architetto paesaggista Gabriella Strano che ha curato il progetto scientifico di tutta l’operazione. (…)
Fonte: Il Messaggero