La necessità per la filiera di varare iniziative di maggiore impatto sui mercati per affermare il valore dell’olio extravergine di oliva prodotto in Campania, ha convinto gli operatori, sia gli olivicoltori che i trasformatori e i confezionatori, a rilanciare il progetto, in stallo da tempo, di dotare il settore del marchio comunitario di Indicazione Geografica Protetta (IGP), alla pari di quanto già fatto in questi anni nelle altre regioni italiane ove l’olivicoltura è maggiormente rappresentativa. Infatti, alle 3 regioni cui fu concessa la registrazione del marchio all’indomani del primo Regolamento europeo (n. 2081/92) e cioè la Toscana, l’Umbria, il Molise e la Sardegna, si sono successivamente affiancate anche la Sicilia, la Calabria, il Veneto, le Marche e la Puglia, mentre per la Basilicata (Olio Lucano) e il Lazio (Olio Roma) l’istanza di riconoscimento è all’attenzione della Commissione europea.
L’obiettivo, anche in Campania, è di voler dare l’opportunità agli oli territoriali e quindi ai produttori, di avere a disposizione, per le attività di marketing e di promozione, marchi di tutela ampi, con denominazioni geografiche note (cosa che con le DOP non sempre è avvenuto), anche per incoraggiare operazioni di aggregazione attraverso l’utilizzo di marchi ombrello che diano maggiore visibilità e distintività al prodotto, oltre che di poter disporre di una massa critica di prodotto a marchio, da destinare soprattutto al mercato estero. Anche in Campania si è ormai consapevoli che le grandi sfide sui mercati si vincono solo attraverso azioni intelligenti e di ampio respiro come l’IGP regionale, senza nulla togliere alle produzioni territoriali di eccellenza già tutelate da marchi DOP (in Campania sono 5), che generalmente hanno canali di vendita diversi e specifici.
Il progetto è promosso dalle organizzazioni professionali agricole, da industrie di trasformazione e imbottigliamento, dall’Aprol e da operatori singoli e punta in pratica alla registrazione della denominazione IGP “Campania”, per gli oli extravergini di oliva prodotti nella regione, provenienti da olive raccolte in Campania e appartenenti al ricco germoplasma autoctono locale (18 varietà nel disciplinare), mentre l’olio, cui è riservato il marchio di tutela, dovrà dimostrare di possedere caratteristiche di elevata qualità e specificità. Riparte un progetto che mette insieme tutte le figure degli operatori del comparto, per conseguire un obiettivo strategico e per affrontare e competere sui grandi mercati, nazionali ed internazionali.
La proposta di IGP deve essere vista, anche da chi sui territori esprime riserve, come strumento aggiuntivo ed inclusivo a disposizione dell’intera filiera e come un’opportunità in più per competere sul complesso mercato internazionale dell’olio di oliva. Il brand “Campania” potrà agevolare anche la promozione delle DOP locali, attraverso processi di accompagnamento funzionali alla crescente domanda di prodotto tipico di eccellenza, creando cioè sinergie e complementarietà di azione e di obiettivi. La Regione, attraverso l’on. Nicola Caputo, Consigliere delegato per l’agricoltura, ha assicurato il pieno sostegno all’iniziativa, anche presso le competenti autorità nazionali ed europee, perchè l’IGP può diventare il primo importante tassello per costruire finalmente una politica di filiera del settore dell’olio di oliva in Campania. Solo mettendo in campo scelte strategiche aggreganti e di sistema, infatti, si potrà tornare ad essere competitivi sui mercati in un momento difficile per l’agroalimentare tipico e di qualità.
Fonte: Comitato Promotore Olio IGP Campania