Italia prova a sbarrare la strada al “Nutriscore” europeo che rischia di penalizzare alcuni prodotti tipici del nostro Paese. Il ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, oggi porterà al tavolo di Bruxelles un documento firmato da altri sei governi per cercare di frenare il sistema di etichettatura unico in discussione a livello UE. O almeno per chiedere qualche deroga: escludere i prodotti DOP e IGP, quelli a un singolo ingrediente come l’olio d’oliva e «tenere in considerazione le caratteristiche della cultura alimentare di ogni singolo Paese». Le osservazioni sono elencate in un paper di due pagine e mezza che è stato sottoscritto anche da Cipro, Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Lettonia e Romania.
Si tratta di una mini-coalizione ancora troppo debole: in caso di voto non sarebbe in grado di formare una minoranza di blocco. Spicca infatti l’assenza della Spagna, che pure condivide con gli altri Paesi del Sud interessi legati alla dieta mediterranea. Il tema è estremamente divisivo e il pressing dei governi favorevoli è forte. A partire da quello tedesco, che guida la presidenza UE e ha intenzione di accelerare. La Commissione europea sta lavorando all’introduzione di un’etichetta obbligatoria per indicare in modo semplice e immediato le caratteristiche nutritive di un prodotto. Un sistema molto simile a quello nato in Francia e che prevede una sorta di semaforo con cinque gradazioni cromatiche (dal verde al rosso) e cinque lettere (dalla A alla E). Diversi Paesi europei lo hanno già adottato o stanno per farlo, come Belgio, Germania e Austria.
Per il ministro Bellanova si tratta di un sistema discriminatorio e dannoso, per un sistema unico, ma ad alcune condizioni. Per esempio bisognerebbe abbandonare l’etichetta con i colori «che non si è dimostrata efficace ad aiutare i consumatori». C’è la richiesta di escludere i prodotti DOP e IGP, oppure quelli a un singolo ingrediente. Inoltre l’etichetta «non dovrebbe fornire una valutazione complessiva di un cibo, ma informazioni fattuali sui singoli elementi nutritivi contenuti in un prodotto, al fine di consentire a ogni consumatore di scegliere in base alle proprie condizioni e al proprio stato di salute». Bisognerebbe poi «tenere in considerazione l`attuale dose giornaliera di cibi e bevande, anziché fissare una generica soglia di 100 grammi o 100 millilitri, così da evitare di penalizzare quei cibi che sono consumati in piccole porzioni». L’Italia spinge per il cosiddetto “sistema a batteria” che indica la percentuale di calorie, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale per ogni porzione del singolo alimento, ma anche in rapporto alle assunzioni medie di riferimento.
Fonte: La Stampa