Studi scientifici e un’Associazione nata nel 2012 per promuovere i “Volcanic Wines” da Nord a Sud Italia
Per otto anni il Consorzio vini Soave e Recioto di Soave ha condotto ricerche sul tema del vulcano, collaborando con studiosi ed esperti di settore. “Volcanic Wines” è il volume che raccoglie questi studi, ma è anche il nome di un’associazione, nata nel 2012, di cui è capofila il Consorzio del Soave, che raccoglie al suo interno le DOP italiane di origine vulcanica, assieme ad enoteche e a comuni che sono legati dal “fattore vulcano”. Ne fanno parte Consorzio del Soave, Consorzio tutela Bianco di Pitigliano, Consorzio tutela Vini Lessini Durello, Consorzio per la tutela dei Vini Orvieto, Consorzio tutela Vini di Gambellara, Enoteca Provinciale della Tuscia, Consorzio Vini DOC Colli Euganei, Cantina di Mogoro (Sardegna), Consorzio tutela Vini dei Campi Flegrei, Comune di Milo, Consorzio di tutela Vini del Vesuvio, Comune di Pantelleria, Consorzio tutela Vini Etna DOC, Consorzio di tutela Vini d’Ischia.
E mentre cresce l’interesse internazionale per i vini da territori vulcanici, Consortium ha intervistato Sandro Gini, presidente del Consorzio Vini Soave e Recioto di Soave.
Presidente, come è nata questa idea di creare un’associazione fra i Consorzi dei vini che vengono prodotti su terreni vulcanici?
L’idea parte da una manifestazione che prendeva il nome di “tutti i colori del bianco” dove si mettevano a confronto diverse annate di vini bianchi italiani e abbiamo capito che quelli che avevano la migliore evoluzione negli anni erano i vini da suolo vulcanico. Nascono quindi i contatti e i rapporti d’amicizia con gli altri Consorzi che continuano tutt’oggi.
I terreni vulcanici con le loro caratteristiche uniche che permettono di ottenere vini indissolubilmente caratterizzati dal terroir, rappresentano la migliore opportunità per differenziare le produzioni?
Definire i vini vulcanici ci permette di dare un’identità e un qualcosa di unico che si esprime nel bicchiere. I vini dei vulcani hanno tutti un filo conduttore da Nord a Sud, e infatti uno degli obiettivi è quello che vengano considerati come una vera e propria categoria, come sono i vini bianchi, i rossi o gli orange.
Cosa hanno di diverso i vini vulcanici? Quanto influenzano le qualità dell’uva i terreni vulcanici?
Hanno sapore, una caratteristica difficile da spiegare, ma molto evidente in fase di assaggio, e vera mineralità. Purtroppo questo è un termine che è stato utilizzato spesso anche impropriamente e per molti vini, togliendone la vera intenzione comunicativa. I vini da terreno vulcanico poi si caratterizzano da una bella freschezza che oggi risulta particolarmente ricercata dai consumatori e come già detto la capacità di evolvere nel tempo, di essere longevi, caratteristica che solitamente si accosta ai grandi vini bianchi francesi. Insomma, tutte le carte in regola per essere dei grandissimi vini bianchi.
I terreni vulcanici offrono molto da un punto di vista organolettico, ma quanto è difficile coltivare la vite su terreni così duri e spesso molto scoscesi?
Nel caso del Soave, dove le pendenze costringono a fare gran parte dei lavori manualmente, lo strato roccioso è imponente, a fronte di pochi centimetri di paleosuolo molto fertile. Una sfida per i viticoltori ma anche l’opportunità di controllare le vigorie e la qualità con cernite continue, per produrre delle grandi uve.
L’associazione italiana Volcanic Wines è già molto attiva, ma all’estero cosa sta succedendo, avete contatti con altre realtà?
All’estero hanno cominciato ad attivarsi l’Ungheria, la Francia, la Grecia. Siamo in contatto ed ottimi rapporti con tutti.
Esiste davvero una percezione tra il paesaggio viticolo e la percezione delle qualità del vino che vi si produce?
È la cura che ci mette l’uomo nel mantenere il paesaggio, la risposta a questa domanda. Più amore e appunto cura mette il viticoltore, a fronte delle tante difficoltà, più questo uscirà nel vino. Come Consorzio stiamo lavorando per aumentare la consapevolezza dei produttori di uva a mantenere il paesaggio agricolo ma crediamo che non debba venire con imposizioni normative ma con la formazione del viticoltore a trovare strade innovative di modo che diventi esso stesso parte integrante del processo di cambiamento e che le scelte siano prese in totale consapevolezza.
Tutti i suoli vulcanici hanno caratteri positivi per la viticultura?
No, in vulcani dove le eruzioni sono recenti, i suoli possono essere sbilanciati nelle sostanze nutritive oppure avere anche metalli pesanti o altre sostanze e quindi non adatti all’agricoltura. Spesso sono le colate laviche più antiche le migliori per la viticoltura.
Cosa è il marchio Volcanic Wines?
È un marchio collettivo, di proprietà del Consorzio del Soave e che viene rilasciato a chi ne fa domanda per essere apposto in etichetta, previa verifica di alcuni prerequisiti. Con lo stesso marchio poi i Consorzi si muovo assieme per azioni promozionali condivise.
A cura di Marilena Pallai
Fonte: Consortium 2020/01