L’olivicolo-oleario è un settore di punta del made in Italy, ma il paese è ormai il 5° produttore di olio
Quello olivicolo-oleario è storicamente uno dei settori di punta della produzione agroalimentare nazionale, tuttavia, negli ultimi anni, gli operatori riscontrano una flessione nell’andamento economico per la perdita di redditività dovuto al decremento produttivo dell’olio ed agli alti costi.
La produzione di olio d’oliva in Italia è, infatti, in calo strutturale: negli ultimi anni quella media è stata di circa 330 mila tonnellate contro le oltre 500 mila del triennio 2010-2012.
Anche la campagna in corso, del resto, non ha premiato il nostro Paese che stando alle ultime stime, perde un terzo dei quantitativi rispetto allo scorso anno e chiude il 2024 con circa 224 mila tonnellate di olio di oliva (-32%).
Nel resto dei Paesi produttori ed in particolare nel Bacino Mediterraneo, invece, l`andamento è positivo e la produzione globale sarà maggiore del 30% e del 12% rispetto alla media degli ultimi cinque anni.
Per effetto dell’alternanza produttiva, ma anche dei cambiamenti climatici, il nostro Paese per la prossima campagna, sulla base dei dati COI (Consiglio Oleicolo Internazionale), sarà il quinto produttore al mondo dopo la Spagna (1.290 mila tonnellate, +51%), la Turchia (450 mila tonnellate, +109%) la Tunisia (340 mila tonnellate, +55%) e la Grecia (250 mila tonnellate,+ 43%).
La capacità produttiva della filiera olivicola-olearia italiana nel corso degli ultimi anni è stata limitata da ripetuti episodi critici.In particolare, sono stati sempre più evidenti fenomeni climatici stagionali estremi, si sono ampiamente diffuse varietà di insetti alloctoni di cui non si conoscono pienamente le modalità d`interazione e d`impatto con l`olivicoltura, sono venuti a mancare prodotti fitosanitari collaudati e sono fortemente aumentati i costi
per le materie prime.
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Fonte: Italia Oggi