Nel 2018 la Francia è stata leader mondiale per l’export di vini, con un valore di 9,334 miliardi (+2,8% sul 2017). L’Italia, con 6,149 miliardi (+ 3,3%) è al secondo posto anche grazie ai risultati ottenuti sul mercato cinese cresciuto dell’80% in cinque anni. Ma, per dirla con Denis Pantini, responsabile Nomisma Wine Monitor, «l’Italia è cresciuta meno dei suoi concorrenti e ha una presenza in Asia Orientale ancora marginale rispetto alle potenzialità». Lo dicono i numeri: Cina, e poi Giappone, Hong Kong, Corea del Sud, Vietnam, Taiwan, Thailandia, Filippine, Singapore, infatti, importano complessivamente importano quasi 6,5 miliardi di vino, oltre la metà arriva dalla Francia. La penetrazione italiana si ferma al 6,5%, sfiorando i 420 milioni. Dunque, i margini di crescita sono molti ampi e i fondamentali ci sono: secondo Ismea nel 2018 sono stati prodotti 55 milioni di ettolitri di vino (+29%) di cui quasi 20 milioni indirizzati verso i mercati esteri.
Non è un caso, allora, che l’edizione numero 53 di Vinitaly, in programma a Verona dal 7 al 10 di aprile, getti un ponte verso l’Asia orientale. Senza dimenticare, però gli Stati Uniti. Un programma di espansione di medio e lungo periodo che in un futuro prossimo potrà contare anche su due piattaforme fieristiche che Veronafiere vuole realizzare proprio negli Usa e in Cina.
«Investiamo per dare alle aziende e alle istituzioni un ulteriore supporto promozionale in aree strategiche non solo del vino», spiega il presidente Maurizio Danese. E poi sarà possibile utilizzare anche le risorse previste dal decreto «Ocm Vino» approvato ieri dalla Conferenza Stato-regioni: si tratta di contributi pubblici a fondo perduto pari al 50% perle spese di promozione all’estero. Il presente, però, riserva un’edizione del Vinitaly con numeri da record: 4600 espositori da 35 Paesi e oltre 16mila etichette di vino e distillati a catalogo. Due le novità: il nuovo salone Vinitaly Design e l’Organic Hall, l’agorà dei vini naturali e bio. «Pur avendo un core business sempre più rivolto al mercato, Vinitaly – spiega il Ceo dell’ente fiera Giovanni Mantovani – si conferma in grado di dialogare e fare cultura del vino con un pubblico molto ampio, in Italia e nel mondo.”
Fonte: La Stampa