Riflettori puntati sul settore primario nell’Annuario dell’agricoltura italiana, presentato oggi dall’INEA presso la sala Cavour del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
Il 2013 conferma il ruolo anticiclico del settore dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca dopo l’andamento recessivo del 2012, facendo registrare all’agricoltura in senso stretto oltre 52.500 milioni di euro di produzione, con una crescita di +3,6% in valori correnti e +6,2% di valore aggiunto, trainata dall’aumento dei prezzi di +3,9%. Lieve miglioramento si è verificato nel rapporto tra l’indice dei prezzi della produzione agricola e l’indice dei prezzi dei consumi intermedi, con la ragione di scambio che è tornata a superare il valore di parità.
Crescono le esportazioni di prodotti agro-alimentari del 5% grazie al contributo determinante della componente prezzo e tornano a crescere le importazioni (+3%), grazie a un aumento delle quantità. Il settore primario ha registrato l’incremento del 2,6% delle importazioni e del 2,2% delle esportazioni mentre l’industria alimentare e delle bevande evidenzia un aumento delle esportazioni del 5,3% e +3% delle importazioni. Gli scambi con l’estero sono stati trainati dai prodotti del made in Italy, seppur più debolmente rispetto all’anno passato, soprattutto con riferimento ai prodotti trasformati, il cui saldo normalizzato perde quasi 12 punti percentuali.
Il sistema agro-industriale, nonostante la contrazione dell’economia e della domanda nazionale, ha registrato rispetto al 2012 una lieve crescita (+1,5% a valori correnti) del fatturato, che si attesta a 132 miliardi di euro, nuovamente sostenuto dalle esportazioni. Cresce anche il valore aggiunto del 2,2% in valori correnti (ma -1,1% in valori concatenati).
La contrazione dei redditi delle famiglie dovuta alla riduzione del potere d’acquisto e alla flessione dei salari reali ha comportato una riduzione dei consumi: – 0,9% a valori correnti e -3,5% a valori concatenati per la spesa per alimentari e bevande non alcoliche. I prezzi sono cresciuti del 2,4% rispetto al 2012.
Segnali di cedimento per il mercato della terra anche nel 2013, con una riduzione del prezzo dei terreni agricoli dello 0,4%, con un picco nel Nord-est (-1%). Tenendo conto dell’inflazione, i prezzi reali sono scesi dell’1,6%; l’erosione del patrimonio fondiario ha portato il valore della terra, in termini reali, su un livello pari al 92% di quello registrato nel 2000.
Il contenimento del credito, legato alla difficile congiuntura economica, ha messo in difficoltà le imprese, con ricadute negative sui loro risultati economici; i prestiti nel 2013 hanno raggiunto una consistenza di 74,2 miliardi di euro, di cui 44,1 miliardi sono stati elargiti al settore primario. Si registra, inoltre, la riduzione della spesa per investimenti, con ricadute negative sulle prospettive di sviluppo future: -4% degli investimenti fissi lordi in agricoltura, rispetto all’anno precedente. Consistente calo dell’occupazione di circa 54.000 mila unità (-4,2%), di cui -6,7% rappresentato dalla componente femminile e -3,2% dagli uomini, maggiormente concentrata nel Nord-est (-9,9%) e nel Mezzogiorno (-4,1%), mentre è rimasta invariata al Centro e nel Nord-ovest.
Continua l’incremento di lavoratori stranieri nell’agricoltura italiana, che interessa soprattutto la componente di provenienza comunitaria (+18,3%). Sono oltre 300.000 gli stranieri coinvolti, con un’incidenza del 37% (+12% rispetto al 2012) sull’occupazione agricola totale. Il sostegno pubblico all’agricoltura nel 2013 è stato pari a circa 13,5 miliardi di euro (+3,8% rispetto al 2012), di cui oltre il 53% di origine comunitaria e circa il 24% proveniente dalle politiche nazionali e regionali.
Il sistema delle agevolazioni in agricoltura conferma il suo ruolo strategico, andando a costituire poco meno del 23% degli interventi di politica nazionale nell’anno in esame. La superficie boschiva italiana raggiunge i 10,9 milioni di ettari, con un incremento, rispetto al 2005, di circa 600.000 ettari, con una riduzione rispetto al 2012 del 78% della superficie totale percorsa dal fuoco e del 64% per il numero degli incendi avvenuti.
Significativa è stata la crescita registrata dall’agricoltura biologica italiana con un + 13% delle superfici dedicate (certificate e in conversione) pari a 1,3 milioni di ettari (oltre il 10% della SAU complessiva). Il mercato biologico italiano raggiunge nel 2012 il quarto posto in Europa, con vendite pari a 1,9 miliardi di euro, e presenta una crescita di rilievo (+9,6% nel biennio 2011-2012).
Con un fatturato di 902 milioni di euro (+2%) nel 2013 l’agriturismo e il turismo rurale occupano un posto rilevante fra le attività di diversificazione, registrando la continua crescita del settore, sia dal lato dell’offerta (+4% come numero di letti rispetto al 2012), sia come numero di ospiti, che ha ormai superato la soglia dei 2,4 milioni di presenze. In aumento sono risultate anche le attività dedicate all’educazione e alla didattica, con 2.505 fattorie didattiche accreditate. (dati ISTAT).
Sono 264 le registrazioni italiane dei prodotti DOP e IGP (pari a 1.237, comprese anche le STG) e le registrazioni di vini DOP sono 405 vini tra DOCG e DOC con superfici investite di circa 338.000 ettari (quasi il 76% del totale delle superfici vitate italiane) che conferiscono all’Italia il primato in Europa. «Come di consueto ¬¬– spiega il Commissario Straordinario dell’INEA, Giovanni Cannata – l’Annuario dell’agricoltura italiana rappresenta una lente di ingrandimento sul settore primario nazionale, facendone risaltare i tratti essenziali, e gli andamenti evolutivi.
Il 2013, nonostante abbia segnato una fase di moderata ripresa per l’agricoltura nazionale, pone in luce la presenza di preoccupanti aree di fragilità, che meriterebbero una maggiore attenzione e la messa in campo di interventi più incisivi. Tra queste, si possono citare: le questioni connesse al lavoro, le difficoltà di accesso alla terra, le difficoltà di accesso al credito, la maggior fragilità dell’attività agricola in termini di redditività.
Nonostante la consapevolezza delle istituzioni della necessità di trovare efficaci soluzioni, le azioni di politica agricola sono state pesantemente frenate dall’applicazione delle rigorose manovre di contenimento del bilancio dello Stato Pertanto, gli interventi a supporto del settore sono stati demandati soprattutto alle politiche comunitarie, centro nevralgico della spesa pubblica in agricoltura. Infine, a tutti i collaboratori di oggi e di ieri va un caloroso ringraziamento per aver contribuito a dipingere questa lunga tela che ha rappresentato le luci e le ombre dell’agricoltura italiana».
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