Il destino del vino italiano (e non solo di quello) è legato all’acqua e alla sua disponibilità
Certo, appare quasi un paradosso ma è invece la pura realtà: ci vuole “buona” acqua per fare buon vino. Perché sempre di più il destino del vino italiano (e non solo di quello) è legato all’acqua e alla sua disponibilità. Ed è un problema perché, anche se in queste ore piove su buona parte dello Stivale, negli ultimi tempi gli effetti del cambiamento climatico e della siccità in particolare si sono fatti sentire pesantemente sulle vigne nostrane.
Con tutte le conseguenze del caso, anche per quanto riguarda l’economia. A ribadire, anche dal punto di vista scientifico, l’importanza della questione è stato pochi giorni fa Andrea Rinaldo, professore di idrologia e vincitore dello Stockholm Water Prize, il cosiddetto “premio Nobel” per l’acqua.
“Le temperature aumentano da anni, ed i problemi di siccità che si sono visti soprattutto nel Nord Italia si ripeteranno, non c`è nulla da fare” ha dichiarato il ricercatore a winenews.it, agenzia dedicata al vasto sistema della vitivinicoltura. Rinaldo ha precisato: “Se nel 2023 la vendemmia è stata caratterizzata da problemi di malattie portate da funghi, come la peronospora, favorita dalle abbondanti piogge primaverili, la tendenza parla chiaro: anche la vitivinicoltura dovrà fare i conti con la siccità”.
E anzi di più: “Parlando di vino, la siccità è stata importante in questi anni e si ripeterà senz’altro”. Lo stesso poi ha precisato: “È un tema che va affrontato, con una nuova educazione civica in materia, che manca, risparmiando acqua, ripensando la difesa idraulica. La scienza dice che servirà tutto questo, inutile girarsi dall`altra parte”.
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Fonte: Avvenire