L’Unità
Che il comparto dei prodotti agroalimentari e vitivinicoli a Indicazione Geografica dell’ Europa non è più un’economia minore, un settore residuale dell’economia, ma una realtà in forte crescita. Vale da una stima Commissione europea, elle DOP e IGP vale complessivamente ben 54 miliardi, senza considerare il biologico. Un settore sempre più proiettato a conquistare mercati esteri, in forte crescita soprattutto nei Paesi BRIC ed USA, dove riesce a trovare una giusta compensazione remunerazione che compensa dell’ormai l’asfittico mercato interno. Molti di questi prodotti – soprattutto quelli italiani e francesi – sono spesso oggetto di sofisticazioni, falsificazioni, contraffazione e ingannevole utilizzo dell’origine geografica. Il sempre più crescente successo delle IG negli anni è stato reso possibile grazie al forte impegno delle imprese che sono state incentivate dalle politiche Ue in materia di sicurezza e di qualità alimentare attuate. dalla Ue attraverso la definizione di norme in materia di sicurezza e di qualità alimentare, che sono fra le più rigorose del mondo e che rispondono alle esigenze del consumatore moderno.
Ma a fronte di questo successo economico, si sta creando una situazione paradossale riguardo alla tutela, come è stato evidenziato nel corso del convegno organizzato dalla Fondazione Qualivita in collaborazione con il Ministero delle politiche agricole, sulla Contraffazione delle Indicazioni Geografiche che si è svolto a Vinitaly. Il dato più significativo evidente che è emerso dall’incontro è quello sull’incoerenza europea o meglio la sua incapacità di difendere in maniera adeguata i produttori e i loro prodotti nei Paesi terzi.
E’ stato proprio Bernard O’Connor, giurista internazionale, che ha sollevato il problema del paradosso che stanno vivendo in questo particolare momento le IG europee. “Dopo aver fatto tanto per la loro affermazione – accusa l’avvocato O’ Connor – oggi la Ue sbaglia nello stringere accordi bilaterali, perché sta attuando una politica che tratta le indicazioni geografiche individualmente e non nel loro insieme. L’attuale politica adottata dall’Europa non rispetta né la cultura, né il concetto stesso di IG con il risultato che ogni accordo è diverso dall’altro. Da questa incoerenza consegue che diverse IG vengono protette in modi diversi, la definizione stessa di IG cambia nei vari accordi.
In pratica – afferma O’Connor – stiamo perdendo il terreno già conquistato a livello WTO con gli accordi TRIPs”. Quale è allora il rischio più immediato? “I rischi immediati dell’attuale politica Ue sono due – spiega O’ Connor- . Il primo è che viene indebolito il concetto della protezione delle indicazioni geografiche perché non si difendono le IG come una forma di proprietà intellettuale in sé; il secondo è che non si tutelano le migliaia di IG per le quali ci sono controversie. L’opportunità di proteggerle è ormai persa, perché non è stato definito a livello internazionale il concetto che per ogni IG, appena registrata, qualunque sia il Paese, vale la stessa protezione”. Qual’è allora la strada da percorrere? “La strategia giusta – commenta O’Connor- è difendere le IG come sistema o forma di proprietà intellettuale uguale a tutti gli altri brevetti o marchi. Continuando su questa strada usciremo sicuramente sconfitti dal braccio di ferro con gli altri Paesi.”.
“La strategia europea è di lavorare per applicare le norme europee in Europa e guardare a quelle internazionali da dove arrivano le battaglie che spesso entrano in contrasto con le nostre – commenta Paolo De Castro – e come nel caso Pacchetto Qualità, quando la Commissione non è recettiva delle istanze del mondo delle IG allora la sollecitazione del Parlamento, molto più sensibile a questo tema, può fare la differenza portando ad un miglioramento dell’attuale situazione politico-legislativa dell IG. Così cercheremo di fare anche nella politica degli accordi bilaterali. Bisogna insistere in questa battaglia culturale e andare incontro alle aziende ed ai consorzi e dare loro l’adeguato sostegno”
All’apparenza potrebbero sembrare solo cavilli politico-legislativi, ma il rischio di dover perdere gran parte del potenziale del vantaggio economico e e della competitività che le IG europee hanno sui mercati internazionali è molto serio. L’impossibilità di utilizzare l’Indicazione Geografica “Prosciutto di Parma” in Canada è solo uno dei tanti esempi che ci fa capire quanto il nostro settore di punta sia penalizzato. Sarebbe urgente una politica europea più efficace e decisa, se solo ci fosse un governo.
20130412_FoodPolitics_1.pdf