La Stampa
Giovanni Bosco, battagliero presidente (riconfermato ieri l’altro dall’assemblea), della proposta è più che mai convinto: «Quest’anno rischieremo una resa ettaro a 80 quintali, vuol dire che nel meccanismo Asti spumante industrie qualcosa non funziona. Allora si deve rivalutare il Moscato, come già accadde quando ripartì la produzione del “tappo raso”.
All’inizio ci credevano in pochi ora, ma ha una consistente fetta di mercato ed è remunerativo per i produttori».
E Bosco, che non ha mai nascosto una certa diffidenza per quel nome Asti, porta esempi pratici del suo pensiero: Pochi giorni fa in un supermercato ad Alessandria c’erano bottiglie con etichetta Moscato Spumante, senza patria né indicazioni precise, vendute però ad un prezzo superiore a quello dell’Asti Spumante DOCG.