Analisi ISMEA della programmazione regionale e delle prospettive del settore
Le politiche di settore per la qualità hanno acquisito nel tempo un’importanza crescente, anche se ancora i fondi PSR sono pochi e non in grado di dettare un orientamento del settore. L’architettura della futura PAC lascia intravedere maggiori margini ai Paesi e alle Regioni per raggiungere gli obiettivi condivisi e per orientare risorse dello sviluppo rurale al settore dei prodotti a qualità certificata.
Vecchia e nuova programmazione
La differente architettura organizzativa della programmazione 2007-13 e della 2014-20 non rende possibile un immediato confronto tra le loro componenti. Volendo procedere a un paragone che attenga almeno alle misure di sostegno alla competitività, è possibile raggruppare queste ultime in cinque filoni strategici o politiche, che hanno mantenuto una continuità nelle due programmazioni (definite a partire dalla ripartizione proposta da Sotte F. – 2009): 1. Formazione e consulenza aziendale, 2. Politica del ricambio generazionale, 3. Politica di sostegno agli investimenti e all’innovazione, 4. Diversificazione, 5. Politica della qualità alimentare. Nello specifico del tema della qualità alimentare, essa ha rappresentato una delle principali novità introdotte nell’ambito delle politiche per lo sviluppo rurale con la riforma della PAC del 2003. Il pacchetto di misure che le ricomprende univa tre diverse tipologie di intervento: la Misura 131, che concede un sostegno agli agricoltori al fine di conformarsi alle norme obbligatorie in materia di ambiente, sanità pubblica, salute delle piante e degli animali, benessere degli animali e sicurezza sul luogo di lavoro; le altre due misure, la 132 e la 133, riguardavano rispettivamente un sostegno destinato a produttori che aderiscono volontariamente a un sistema di qualità comunitario o nazionale, e un sostegno delle attività di informazione e di promozione dei prodotti alimentari ottenuti secondo i sistemi di qualità. L’attuale programmazione ripropone questo tipo di interventi nell’ambito della più ampia Misura 3 “Regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari”, che è unicamente concentrata sugli obiettivi della Focus area 3A. Nel periodo 2014-20 non è stata prevista invece la riproposizione della misura 131.
Le misure per la qualità 2007-13
Nel periodo 2007-13 praticamente tutte le Regioni hanno previsto l’attivazione delle Misure 132 e 133 (a parte le PA di Trento e di Bolzano). Tuttavia, le risorse impegnate nei vari PSR regionali non risultano molto consistenti ed emergono differenze significative tra le Regioni. Si va infatti dall’assenza completa di finanziamenti (come nel caso di Trento), a un massimo raggiunto in Piemonte, che vi ha destinato il 3,3% del totale delle risorse pubbliche mobilitate dal PSR.
Le misure per la qualità 2014-20
La programmazione 2014-20 conferma la politica di sostegno alle produzioni di qualità del precedente periodo, apportando poche modifiche orientate ad aumentare il bacino di beneficiari e l’appetibilità della domanda. Le misure 132 e 133 sono sostituite dalle sotto-misure 3.1 e 3.2, sotto-misure specifiche della Misura 3 che contribuisce a sostenere la competitività delle aziende agricole. La Misura 3 non ha carattere di obbligatorietà, ciononostante tutte le Regioni, a eccezione delle PA di Bolzano e Trento, hanno scelto di attivarla. Il totale di spesa pubblica destinato alla misura è di poco inferiore a 183 milioni di euro, valore in crescita rispetto alla precedente programmazione, ma comunque esiguo, che rappresenta l’1% dell’importo della dotazione finanziaria totale dei PSR (18,6 miliardi di euro). Gli importi impegnati dalle Regioni hanno diverse incidenze sugli stanziamenti totali dei PSR, che restano comunque molto contenute: si va dallo 0,4% della Toscana, al 2,8% del Piemonte. Proprio il Piemonte si conferma la Regione che ha investito più risorse per la misura, come nella programmazione 2007-13, mentre la Calabria ha aumentato la spesa programmata dai 5,4 milioni ai quasi 26 milioni di euro nell’attuale programmazione.
Avvicinare le misure alle esigenze reali
Anche nell’attuale programmazione, nei piani di sviluppo rurale delle diverse Regioni italiane la Misura 3 gioca un ruolo secondario, sia in termini di budget che di interesse mostrato dai beneficiari. In particolare, anche in questa fase è soprattutto la Sotto-misura 3.1 a non riscuotere successo in molte realtà italiane. Dall’analisi della situazione al 31.12.2017, ovvero al giro di boa dell’attuale programmazione, sono ancora molte le Regioni che non hanno pubblicato alcun bando per la Sotto-misura 3.1. La situazione di ritardo è maggiormente diffusa nel Sud Italia proprio laddove la misura troverebbe potenziale interesse sia per via delle crescenti superfici agricole che si stanno convertendo ai metodi di agricoltura biologica sia per le opportunità che la crescita delle Indicazioni Geografiche potrebbe offrire.
I risultati della programmazione 2007-13, evidenziati anche in parecchi rapporti di “Valutazione ex post”, parlano di una misura che, per via di un contributo erogato piuttosto basso, non ha operato uno spostamento delle decisioni aziendali in merito alla partecipazione ai regimi di qualità. Al momento sembra che una simile dinamica possa influenzare anche i risultati dell’attuale programmazione. Sulla Sotto-misura 3.2 sulla promozione è difficile dare un giudizio perentorio; spesso si tratta di progetti di sponsorizzazione e promozione proposti da organizzazioni di produttori di ampio respiro e ben costruiti, ma di cui non è semplice valutare l’impatto sulla redditività aziendale. Sicuramente negli ultimi anni il fatturato dei prodotti IG è cresciuto in maniera importante, sia sul mercato nazionale che all’export, così come il successo del biologico è evidente e sancito da tassi di crescita a due cifre. Tuttavia non è semplice capire come e quanto le politiche dello sviluppo rurale per la qualità abbiano influito su questi risultati.
a cura di Fabio Del Bravo
Fonte: Consortium 2018/01