Prendete nota al 14 gennaio se osate usare piattini e posate di plastica sarete dei fuorilegge (tranquilli, però, niente carcere, solo ammende pecunarie). A stabilirlo un decreto attuativo pubblicato in dicembre sulla Gazzetta Ufficiale che recepisce la direttiva comunitaria “Sup-single use plastics”. Non mancherà chi il giorno prima griderà al sopruso dell`Unione europea, accusata di mettere (letteralmente in questo caso) le mani nel piatto di chi mangia. In realtà, la norma giunge a conclusione di un lunghissimo iter che ha lasciato all`industria di settore i tempi necessari per adeguarsi. Purtroppo, non è sempre così per tutto ciò che riguarda agricoltura e alimentazione, campi in cui l`Unione europea ha voce determinante. Con l`Italia, gigante economico del settore, che guarda al 2022 con una certa preoccupazione.
EXPORT A 50 MILIARDI
«Il prossimo anno – afferma Giorgio Mercuri, presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari – va considerato come un anno di transizione tra il vecchio e il nuovo. I due anni di pandemia hanno compromesso molte delle certezze. Adesso siamo in una fase di ripresa, ma si fatica a rispondere alle aspettative di mercato, perché spesso le aziende, gravate dall`aumento dei costi di produzione, non riescono a far fronte ad un aumento della richiesta di prodotti agroalimentari». Il 2021 per l`agroalimentare è stato comunque complessivamente buono e il 31 dicembre sarà probabilmente raggiunto l`obiettivo dei 50 miliardi di export. «Nel 2022 – secondo Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia – dovremo consolidare i risultati in termini di esportazione e di rilancio del mercato interno che è la parte che oggi soffre maggiormente. Bruxelles riduce i fondi all`Italia che è chiamata a nuovi scontri per difendere l`originalità dei suoi prodotti Mentre va avanti il braccio di ferro sul “Nutriscore”. L`ambizione è non solo di esportare di più con l`obiettivo dei 100 miliardi in 8-10 anni, ma di aumentare il valore unitario delle nostre esportazioni collocando il Made in Italy su una fascia sempre più elevata e ampliando il numero degli esportatori perché oggi il 95% del fatturato in export viene prodotto da appena il 5% delle aziende, la platea va allargata».
Agricoltori e trasformatori vorrebbero restare concentrati sul loro mestiere – produrre – piuttosto che essere distratti da problematiche legislative-burocratiche, con cui devono fare però difendersi. Come la contraffazione e l`Italian Sounding, commessi talvolta con la complicità della Commissione Europea. È il caso del Prosek croato e dell`aceto balsamico sloveno. «L`Italia – afferma Mauro Rosati, direttore di Fondazione Qualivita – si sta muovendo in maniera coesa per bloccare le richieste dei due Paesi, ma gli uffici europei stanno andando avanti nell`iter autorizzativo. Atteggiamento del tutto nuovo visto che finora l`Europa era stata molto attenta a non concedere registrazioni di nomi o prodotti che potessero trarre in inganno il consumatore». «Il successo planetario del nostro cibo – aggiunge Rosati – necessita di strumenti prodotti da un`Europa meno miope. Il rischio per l`Italia non è solo economico, ma anche di grande confusione a discapito di consumatori sempre più disorientati».
ETICHETTE DI COLORE
Terreno di battaglia sono proprio le informazioni in etichetta che dovrebbero aiutare le scelte alimentari e salutistiche dei consumatori. Al momento lo scontro è tra il “Nutriscore” (in uso in Francia, che però ha in parte cambiato posizione dopo gli Accordi del Quirinale), che associa ad ogni alimento un colore (per questo si chiama a semaforo) e il “Nutrinform” proposto dall`Italia, che indica l`apporto percentuale di grassi, zuccheri e sali rispetto all`assunzione quotidiana raccomandata. Il primo sistema – in estrema sintesi – dice «questo cibo fa male, punto» e penalizza senza basi scientifiche la Dieta Mediterranea e 1`85% del made in Italy alimentare. «Le etichette a colori – sottolinea la Coldiretti – si concentrano esclusivamente su un numero molto limitato di sostanze nutritive (ad esempio zucchero, grassi e sale) e sull`assunzione di energia senza tenere conto delle porzioni escludendo paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta». Il “Nutrinform”, suggerisce invece di valutare in modo non isolato quel determinato prodotto, ma all`interno del complesso della dieta alimentare. «Il cosiddetto sistema a batteria proposto dal nostro Paese – osserva Franco Verrascina, presidente della Copagri – è allo stesso tempo puntuale e preciso, ma anche chiaro e di immediata comprensione».
I MILIARDI DEL PNRR
Entro il 30 giugno l`Ue dovrà comunque decidere. Tra le partite più importanti, ovviamente, la posa a terra del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che destina all`agricoltura circa cinque miliardi di euro e la definizione del Piano strategico nazionale (Psn) nell`ambito della nuova Politica agricola comune. C`è tempo ancora qualche mese per sistemare ogni dettaglio della Pac che porta in dote all`Italia una cinquantina di miliardi l`anno dal 2023 al 2027. L`obiettivo è ammodernare l`agricoltura europea facendola diventare la più sostenibile del mondo, in armonia con le strategie “Farm to Fork” e “Next Generation Eu”. Agli agricoltori viene chiesto un maggiore impegno per la sostenibilità ambientale. «Siamo davanti ad una nuova sfida – dice il presidente dei Giovani di Con- fagricoltura, Francesco Mastrandrea – ma con una riduzione delle risorse finanziarie per il nostro Paese di circa il 15% (circa 7 miliardi, ndr)». «Attenzione – avverte a sua volta Dino Scanavino, presidente della Cia-Agricoltori Italiani – all`impatto complessivo. Dobbiamo scongiurare che le future proposte legislative si traducano in una riduzione della produzione agricola europea, con conseguente aumento dei costi e degli aggravi burocratici per le aziende». I fondi rischiano di essere sprecati proprio per colpa delle lungaggini burocratiche. «Molte delle iniziative – ricorda Mercuri – hanno bisogno di autorizzazioni di enti pubblici, spesso ancora caratterizzati da una burocrazia asfissiante, purtroppo e soprattutto in alcune delle aree più svantaggiate del nostro Paese».