Davide Sapinet, assessore regionale all’agricoltura e alle risorse naturali della Regione Valle d’Aosta, racconta a Consortium il ruolo dell’agricoltura valdostana nel garantire la sopravvivenza delle piccole comunità montane
La Valle d’Aosta conta 5 prodotti DOP, di cui 4 agroalimentari (la Fontina DOP, il Vallée d’Aoste Fromadzo DOP, il Valle d’Aosta Lard d’Arnard DOP e il Vallée d’Aoste Jambon de Bosses DOP) e 1 vino DOP (il Valle d’Aosta DOP rappresentato da 19 denominazioni di vitigno, di cui quasi la metà autoctoni, e da 7 denominazioni di zona:Arnad-Montjovet, Blanc de Morgex et de La Salle, Chambave, Donnas, Enfer d’Avrier, Nus, Torrette). A queste si aggiungono le 3 STG nazionali e le 4 Bevande Spiritose IG, di cui due regionali (il Genepì della Valle d’Aosta IG e il Genepì delle Alpi IG) e 2 nazionali, per un totale complessivo di 12 Indicazioni Geografiche che insistono nella regione. A livello economico, secondo i dati dell’Osservatorio Ismea-Qualivita, il settore dei prodotti DOP in Valle d’Aosta vale 43 milioni di euro, con il comparto dei prodotti agroalimentari che pesa per il 72% e quello vitivinicolo per il 28%, grazie al lavoro di 1.070 operatori delle filiere certificate. Consortium ha intervistato Davide Sapinet, Assessore all’agricoltura e alle risorse naturali della Regione autonoma Valle d’Aosta. Prima delle sua nomina nel Governo regionale, l’Assessore Sapinet è stato sindaco di Saint-Nicolas, un piccolo comune a 1200 metri di altitudine. Sottolinea quindi volentieri la sua precedente esperienza di amministratore, che ritiene molto importante per l’attuale incarico regionale, in quanto gli permette di capire meglio le necessità delle comunità di montagna, che sono la struttura portante di una realtà come quella della Valle d’Aosta.
Assessore che ruolo ha l’agricoltura per la Valle d’Aosta?
L’agricoltura ha un ruolo fondamentale nella nostra regione. Prima di tutto dal punto di vista economico, con produzioni di alta qualità, legate al rispetto delle tradizioni, fortemente identitarie e provenienti da contesti salubri. Ma anche in quanto garantisce la stabilità del nostro territorio alpino e la valorizzazione della montagna. Se l’agricoltura è viva, sono mantenuti il tessuto sociale, i servizi e i trasporti e il turismo si arricchisce di valori e di significati. La crescente interazione tra enogastronomia e turismo risponde infatti a una richiesta sempre più pressante di sostenibilità e autenticità. Chi viene nella nostra regione cerca la storia e la cultura, ma anche i sapori, i mercati di prossimità, l’incontro con i piccoli produttori, la varietà di offerta e la storia di ogni prodotto.
C’è un prodotto simbolo della regione?
Sicuramente la Fontina DOP, in particolare quella d’alpeggio, per le caratteristiche che la rendono unica capace di esprimere al massimo il concetto di produzione che rispetta il benessere animale e l’ambiente. Proprio per l’eccellenza che rappresenta, il nostro Assessorato organizza ogni anno in autunno il Modon d’or, un concorso per premiare le migliori fontine prodotte in alpeggio nel corso dell’estate. Nel prossimo mese di gennaio, sette ristoranti milanesi, tra i quali alcuni stellati, proporranno dei piatti realizzati proprio con le forme selezionati al concorso del 2021 e, sempre un un’ottica promozionale, il Consorzio Produttori e Tutela della DOP Fontina ha avviato una nuova campagna a scala nazionale, realizzata anche grazie ai fondi del Programma di sviluppo rurale. La Fontina non è comunque l’unico formaggio tipico della Valle d’Aosta. Un altro prodotto ha la Denominazione d’Origine Protetta, il Fromadzo (letteralmente “formaggio” in patois), la cui produzione ha ancora numeri contenuti, ma è di grande pregio.
Che ruolo hanno le altre IG agroalimentari nell’economia regionale, o gli altri prodotti tipici del territorio?
Oltre ai formaggi la nostra regione ha le DOP Jambon de Bosses e Lardo di Arnad. Sono due eccellenze dai piccoli numeri, ma con forti ricadute sul territorio, soprattutto nei due comuni nei quali vengono prodotte e dove sono organizzati appuntamenti che riscuotono sempre una grande partecipazione, sia di locali sia di turisti. Come Regione siamo molto attenti a tutte le produzioni, anche a quelle quantitativamente limitate, perché creano un ampio paniere di prodotti del territorio, tutti rappresentativi di storie di luoghi, di persone, di tradizioni, di passioni e di impegno. Penso per esempio al miele, che è una realtà agricola di rilievo e per la quale stiamo lavorando per richiedere la DOP. Il miele è espressione del territorio e la biodiversità botanica presente associata alla grande variabilità orografica a basso impatto antropico permettono la produzione di diverse tipologie con caratteristiche peculiari molto apprezzate dai consumatori. Pertanto la DOP sarebbe un ulteriore importante riconoscimento per un prodotto valdostano di alta qualità. E poi non dimentichiamo il Genepì della Valle d’Aosta IG, un liquore di origine antichissima, dal sapore molto gradevole e dalle proprietà digestive e balsamiche.
Assessore Sapinet, e la viticoltura?
Come si immagina dalle ridotte dimensioni territoriali e dalla conformazione morfologica, in Valle d’Aosta la produzione vinicola è limitata e l’impiego delle tecnologie è fortemente condizionato dalla conformazione del territorio. I vigneti, scarsamente meccanizzati, coprono circa 400 ettari, e sono estremamente frazionati. In alcune aree, come nella bassa valle o nella zona dell’Enfer d’Arvier, il territorio è caratterizzato da terrazzamenti ricavati con muretti a secco, unica soluzione per garantire la coltivazione della vite in queste aree. Tutti questi elementi fanno sì che si parli di viticoltura “eroica”. La qualità dei vini è molto elevata. Negli ultimi decenni si è assistito a un costante incremento qualitativo e quantitativo delle produzioni, che hanno ottenuto numerosi riconoscimenti in campo nazionale e internazionale.
Tra l’altro, avete introdotto un aiuto per sostenere, durante la pandemia, sia il comparto turistico, particolarmente colpito dalla crisi, sia il settore agricolo:
Sì, e il bilancio è stato molto positivo. Ristoratori, albergatori e commercianti hanno potuto beneficiare di un voucher per acquistare prodotti agricoli e agroalimentari di qualità delle aziende agricole locali. L’aiuto erogato era pari al 30% delle spese. Si tratta di una misura che aiuta il comparto agricolo regionale, promuovendo l’utilizzo e il consumo dei prodotti locali di qualità, ma sostiene anche i settori della ristorazione e della ricettività, fortemente penalizzati dall’emergenza sanitaria. L’elenco dei prodotti era consultabile sul portale regionale e veniva aggiornato periodicamente a seguito di nuove segnalazioni da parte delle aziende agricole valdostane.
A cura della Redazione
Fonte: Consortium 2021_04