Il 93% delle DOP IGP nasce nei comuni italiani con meno di cinquemila abitanti, un patrimonio che fa da traino anche al turismo, con 2 italiani vacanzieri su 3 (65%) che visiteranno un borgo nell’estate 2024, secondo Ixe’
Hanno avuto il loro momento di gloria nei giorni bui della pandemia come unica opportunità di vacanza sicura.
Sono i piccoli comuni italiani ricchi di storia, di cultura e soprattutto di prodotti agroalimentari tipici. Sono 5.528, hanno una densità abitativa più bassa dei grandi comuni e una maggiore presenza di anziani.
Ma sono soprattutto una miniera unica di DOP, IGP e di prodotti tradizionali che rappresentano un elemento di forte attrazione per i turisti. L’agricoltura è alla base dell`economia di questi territori che hanno il cuore pulsante nella tradizione.
Lo studio realizzato dalla Fondazione Symbola, con Coldiretti, presentato ieri, ha evidenziato come delle 321 tipicità, mappate a fine novembre dello scorso anno, 297 coinvolgano i piccoli borghi.
E il Sud fa la parte del leone con 126 specialità, 101 del Nord est, 80 nel Centro e 67 nel Nord ovest. Nella graduatoria dei piccoli centri con il numero più consistente di eccellenze a marchio europeo, nella top ten (guidata dalla Lombardia) spiccano quattro regioni meridionali (Sicilia, Campania, Calabria e Puglia).
In questi territori virtuosi si concentra la produzione dei 54 formaggi a denominazione, il 98% dei 46 olii extravergine di oliva, il 90% dei 41 salumi e dei prodotti a base di carne, 1`89% dei 111 ortofrutticoli e cereali e 1`85% dei 13 prodotti della panetteria e della pasticceria.
E dai piccoli comuni arrivano anche i vini più blasonati (79%). Grazie alla presenza di 279mi1a imprese agricole, spesso eroiche perché operano in aree disagiate, viene mantenuta viva la tipicità e distintività del made in Italy, ma viene anche assicurata un`azione di manutenzione dei territori. +
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Fonte: Il Quotidiano del Sud