La ripresa dei prezzi del latte sui mercati mondiali non sarà a breve termine e per ipotizzare una svolta in positivo ci sarà da aspettare almeno fino a fine 2016: non ci sono elementi che indicano adesso un cambiamento di rotta e si tratterà di valutare per quanto tempo ancora i mercati internazionali subiranno i contraccolpi di una situazione di forte sbilanciamento, con una sovrapproduzione da parte dei principali player mondiali (Europa, Stati Uniti e Paesi oceanici) e da un più lento assorbimento sul fronte della domanda globale. Ad affermarlo sono gli esperti dell’USDEC, organismo americano che riunisce buyer e distributori del settore.
EUROPA – Dal lato dell’offerta, oltre all’evidenza di magazzini stracolmi, c’è il rischio che alcuni Paesi, soprattutto europei , mantengano un atteggiamento “offensivo”, continuando a sfruttare interamente la capacità produttiva. Nell’Unione Europea le consegne di latte sono già aumentate in un anno di oltre il +5% nel bilancio dei primi due mesi 2016: bisogna inoltre considerare che, nonostante il crollo dei prezzi, gli impianti più efficienti hanno continuato a macinare profitti e chi ha subito un azzeramento dei margini non ha ridotto la produzione, cercando di preservare almeno la liquidità necessaria alla conduzione aziendale.
OCEANIA – Nell’emisfero australe il calo produttivo nella campagna 2015/16 si è rivelato molto più contenuto rispetto alle aspettative iniziali. Fino a marzo i dati di produzione in Nuova Zelanda hanno mostrato una flessione del -2% (contro un pronostico del -5-10%), e anche in Australia la produzione tede a ridursi gradualmente del -1-2% annuo.
GIACENZE ED EFFETTO CINA – Con riferimento al latte in polvere scremato, le giacenze in Europa nei centri pubblici di stoccaggio hanno raggiunto quota 140mila tonnellate nei primi quattro mesi del 2016, uno stock a cui si aggiungono 150mila tonnellate di provviste private in mano ai grossisti. Anche in USA le scorte di burro, latte in polvere e formaggi sono ben oltre le medie fisiologiche. La Cina al contrario ha alleggerito le sue maxi riserve per ricondurle a livelli più gestibili: ma preoccupa la previsione di un rallentamento dell’economia del Dragone, con l’effetto -Cina che secondo l’Asian development bank ridurrà al +5,7% la crescita del PIL asiatico nel 2016, la più bassa da 15 anni. Solo un cambio di direzione della produzione europea o un massiccio programma di acquisti da parte di Pechino potranno risollevare le sorti del mercato.
Nel lungo termine le prospettive per il settore restano tuttavia favorevoli. Il punto – conclude la nota dell’USDEC – non è “se” ci sarà la svolta del mercato, ma “quando” verranno concretamente a determinarsi le condizioni per una solida e duratura ripresa dei prezzi. Tra le tante incognite per ora c’è una sola certezza: prima del 2017 non ci sarà alcuna inversione del ciclo.
Fonte: Informatore Agrario