Carni e latte rispettivamente con un giro di affari di 9,2 miliardi e 6,4 miliardi su un totale di 34,8 sono due settori pesanti nel quadro del sistema delle cooperative agroalimentari italiane. Anche sul fronte della dimensione media le carni arrivano a 27,9 milioni (in termini di fatturato) e il latte a 8,6 milioni decisamente più elevati se si considera che la media della cooperazione è di 7,4 milioni. La presenza territoriale premia decisamente il Nord dove si concentra l’81% delle coop che produce l’86% del fatturato e con una dimensione media di 9,2 milioni. Nelle regioni settentrionali d’altra parte si concentra la base produttiva degli allevamenti. In particolare – spiega l’analisi Nomisma– la cooperazione è molto sviluppata in Lombardia, Emilia Romagna, Trentino e Veneto, sia con imprese specializzate nella produzione di latte e derivati freschi sia nel comparto dei formaggi stagionati e in particolare a marchio DOP.
Nel centro le imprese sono solo l’8% (7% del fatturato) e 8,3 milioni di dimensione. Lo stesso fatturato pari al 7% è realizzato al Sud con l’11% delle realtà produttive e una dimensione decisamente più bassa (4,9 milioni). La cooperazione associata, (in termini di fatturato 2014) ha un peso rilevante: secondo i numeri di Nomisma rappresenta infatti l’88 per cento a fronte di un 12% di coop non associate. La cooperazione è forte anche nella produzione di alcuni formaggi considerati le eccellenze del made in Italy. Per quanto riguarda il Parmigiano Reggiano DOP il peso è del 71%, 61% per il Grana Padano DOP e 62% per l’Asiago DOP. La quota di latte «valorizzato» raggiunte il 63 per cento, il 29% dei formaggi DOP e il 34% degli altri lattiero caseari.
Fonte: Il Sole 24 Ore