Il Consorzio dell`Asti aveva pianificato ben prima dell`emergenza Coronavirus un potenziamento delle attività di promozione e valorizzazione, guardando alla non brillante chiusura del 2019: 85 milioni di bottiglie vendute, 3 milioni in meno rispetto al 2018. Ma ora la campagna promozionale «Asti e Moscato d’Asti DOCG… si riparte da qui» con il testimonial Alessandro Borghese, sembra calzare a pennello per questi ultimi giorni di lockdown e per la nuova normalità che ci attende. «L`idea era di partire più avanti con gli spot in tv. ma abbiamo deciso di cambiare i piani e di approfittare del tempo trascorso a casa da tutti gli italiani» dice il presidente del Consorzio, Romano Dogliotti. «In un momento non facile come quello che il nostro Paese e tutto il mondo stanno attraversando è quanto mai imperativo ampliare e potenziare la comunicazione, la valorizzazione e la promozione».
Ma qual è lo stato di salute della denominazione più estesa di tutto il Piemonte con i suoi 10mila ettari vitati a cavallo tra le province di Cuneo, Asti e Alessandria e le sue 6mila aziende agricole? «Il primo trimestre 2020 ha retto bene – dice il vicepresidente del Consorzio, Stefano Ricagno -. La consegna di fascette è stata complessivamente inferiore solo dell`1%: è cresciuta la vendita dell`Asti Spumante ed è calata quella del Moscato d`Asti, che ha subito maggiormente il con- traccolpo della scarsità di domanda in arrivo dagli Usa. E se la domanda di vino dalla Russia non è mai scesa, ad aprile abbiamo ricevuto segnali confortanti anche dalla ripresa del mercato asiatico».
La maggior parte del mercato dell`Asti è in mano alle grandi industrie spumantiere, che vendono soprattutto nella Gdo. Era una debolezza, soprattutto in termini di immagine, ma in queste settimane si sta rivelando un punto di forza. «In questo momento a soffrire di più sono i piccoli moscatisti che vendono nel canale Horeca e per i quali anche l`enoturismo è una voce importante» spiega ancora Ricagno. Anche l`Asti Spumante e il Moscato d`Asti, in accordo con le altre denominazioni piemontesi, hanno chiesto al governo l`attivazione della distillazione d`emergenza, che può avere un peso determinante per gestire la nuova produzione equilibrandola su tutta la filiera. Ma ci vuole anche un sostegno economico per lo stoccaggio e la frigoconservazione delle scorte e perla rimodulazione delle rese produttive.
Fonte: La Stampa