Lo chiamano il ‘principe verde‘, perché, oltre alle caratteristiche uniche, l’Asparago Verde di Altedo IGP coltivato tra il Bolognese e il Ferrarese, è considerato un ortaggio nobile, che per decenni è stato una fonte di reddito insostituibile per le aziende agricole.Questo prodotto sta vivendo una seconda vita, grazie alla valorizzazione e promozione del Consorzio di tutela del presidente Gianni Cesari. Neanche il Covid, che inizialmente sembrava aver frenato la sagra dedicata al principe verde, ha bloccato la manifestazione culinaria di Altedo a Malalbergo.
La festa si svolgerà comunque in piazza XXV aprile dal 25 al 27 settembre. Non solo, la manifestazione continuerà nei ristoranti con eventi culinari fino al 31 ottobre. In piazza XXV Aprile ci sarà un recinto che delimiterà lo stand e si potrà accedere con le mascherine e nel rispetto del distanziamento.
«Non voglio correre rischi – sottolinea Cesari -. L’obiettivo è non fermare una tradizione del territorio».Il principe verde è un esempio di coltura intelligente: si parla di una produzione annua di 150 mila chili per un giro d’affari di oltre un milione di euro che coinvolge gli agricoltori di 56 Comuni di cui 30 nel Bolognese e 26 nel Ferrarese.
Il Consorzio di tutela è nato nel 2003 dopo aver ottenuto I’IGP, Indicazione Geografica Protetta, e poi nel 2006 è arrivato anche il marchio di tutela. Non è facile, però, fare parte della famiglia dell’asparago verde: «II disciplinare è rigidissimo – spiega Cesari – e abbiamo un ispettore che a sorpresa visita le aziende sia in fase di produzione che di vendita. L’Asparago Verde di Altedo IGP è l’unico in Italia che si sta espandendo. Il nostro asparago è stato pagato in passato da 3,80 ai 6 euro al chilo. Nonostante il disciplinare rigoroso, ci sono molti agricoltori che stanno tornando a questa coltura».
In passato l’asparago veniva abbandonato dai coltivatori: «A causa degli alti costi di produzione conseguenti all’impiegno di manodopera, che sono stati per decenni un ostacolo» spiega Cesari. Ma il problema è stato superato: «Grazie alle macchine per la lavorazione. Per ammortizzare l’investimento servono però diversi ettari, ossia una produzione abbastanza estesa».
Fonte: Il Resto del Carlino