L’impatto del Covid: nel 2020 il fatturato complessivo del settore è calato del 2,5%, un dato assai inferiore alla flessione registrata dell’industria manifatturiera nel suo insieme (-11%)
L’industria alimentare italiana ha retto l’impatto del Covid ed è già ben avviata a chiudere il 2021 con una crescita del fatturato dell’8%, ben al di sopra della media nazionale, a oltre 150 miliardi di euro. Se nei mesi più difficili della pandemia le imprese che producevano prevalentemente per la ristorazione hanno subito perdite anche del 30%, la media del settore per il 2020 è stata una perdita del 2,5%: tutto sommato, un sospiro di sollievo, considerato che la manifattura italiana l’anno scorso ha lasciato sul campo l’11%.
Quel che più conta, però, è che all’interno del comparto alimentare ci sono stati segmenti che durante la pandemia sono addirittura riusciti a mettere a segno una discreta crescita.
Come la pasta, per esempio: nel 2020 la filiera italiana ha prodotto l’11% di pasta in più rispetto al 2019. Il nostro Paese produce 3,9 milioni di tonnellate di pasta, con una filiera che conta 120 imprese e oltre 10mila addetti ed esporta il 60% dei pacchetti.
Il suo consumo nell’ultimo anno è aumentato non solo in Italia, ma anche nel mondo, superando globalmente la soglia dei 20 miliardi di euro.
La Dop Economy, quel made in Italy di alta qualità che conta su 838 prodotti a Indicazione Geografica dai formaggi alla frutta, passando per l’aceto, ha ormai raggiunto i 17 miliardi di euro di giro d’affari e vale più o meno il 20% di tutto il fatturato agroalimentare.
Anche questo segmento, ricorda la Fondazione Qualivita, l’anno scorso ha saputo mettere a segno una crescita del 4,2% nonostante la pandemia.
Nel 2020 è aumentato in maniera significativa il consumo – e di conseguenza la produzione – dei surgelati, raggiungendo le 896mila tonnellate e segnando un aumento del 5,5%. Quello dei surgelati è un mercato che vale 4,7 miliardi di euro, e se si guarda al solo mercato retail (fonte Iaas) gli aumenti a volume rispetto al 2019 sono stati addirittura de112%.
La forzata reclusione casalinga, durante il lockdown, ha spinto la categoria dei piatti pronti, un segmento che in Italia vale 1,5 miliardi di euro e che, secondo Iri, nell’anno finito a febbraio 2021 è cresciuto del 3,6% a volume e del 7,2% a valore. E tra i piatti pronti rientra anche la pinsa, l’ormai famosa pizza romana dall’impasto più leggero, che sta registrando un vero e proprio boom di consensi.
Fonte: Rapporti – Il Sole 24 Ore