Il Giornale del Piemonte
La buona tavola come trincea di resistenza. Su undici distretti industriali, il Piemonte manda in archivio il primo trimestre del 2013 con un segno positivo per le esportazioni, benché minimo, proprio grazie all’agroalimentare. Un +0,1% che sa di arresto, ma comunque non di regressione. Anche se per non cadere nel tranello dell’illusione ottica è bene mettersi a una certa distanza e analizzare le diverse anime dell’industria «specializzata» piemontese, per capire come stanno le cose. Si scopre, così, che il bacino dei distretti presi in considerazione dal Monitor dei distretti di Intesa Sanpaolo si spacca sostanzialmente in due. I sei distretti che potremmo definire «non alimentari» hanno portato a casa una pagella negativa, mentre i cinque agroalimentari hanno chiuso in territorio positivo.
Luci e ombre,dunque, che si riflettono anche sui Paesi-target, visto che a fronte di mercati maturi che hanno segnato il passo (3,2%) i mercati emergenti permettono invece di guadagnare sfiorando la doppia cifra, attestandosi su un +9,5%. Nel dettaglio, nell’ipotetica divisione tra «buoni» e «cattivi» di questi primi tre mesi di operatività nel 2013, finiscono dietro la lavagna i distretti legati al tessile di Biella (-4,1%) e la rubinetteria e valvolame di Cusio-Valsesia (-2,8%). Ancora più deficitarie le performance per i frigoriferi di Casale Monferrato (-7,2%), le oreficerie di Valenza (-8,6%) i casalinghi di Omegna (-10,3%) e le macchine tessili di Biella (-18,9%). Al contrario, si parla addirittura di massimo storico per i cin guono andamenti congiunturali diversi dai nostri.