Molti lo definiscono oro bianco, altri un prodotto d’inestimabile valore sociale ed economico. L’Aglio di Voghiera DOP. rappresenta una risorsa, non solo per i benefici salutari, ma per l’agricoltura della zona, anfiteatro di un’impennata produttiva e conoscitiva esplosa nell’ultimo decennio a livello internazionale. I numeri testimoniano una “creatura” giunta fino a noi dal tempo dei romani: 120 ettari coltivati a DOP nel solo 2016, di cui circa 80 quintali di produzione per ettaro sul mercato. Moltiplicando si giunge a circa 10 mila quintali per un giro d’affari di 4 milioni d’euro.
«Nel territorio – spiega il presidente del Consorzio, Neda Barbieri – esistono produzioni a marchio DOP e altre senza marchio. La differenza è nella certificazione di processo produttivo che segue il disciplinare DOP. europeo con costanti controlli di coltivazioni, trattamenti, piante per ettaro, raccolta ed essiccazione. Produrre l’Aglio di Voghiera DOP è più oneroso: gravoso sui piccoli produttori, anche se la tradizione a Voghiera è viva al di fuori del marchio, pur non potendolo utilizzare. Esiste l’effetto alone: il nostro aglio è conosciuto, tanto che il consumatore finale non sempre va a cercare il DOP. Quello senza marchio è ugualmente buono, ma non ha le tutele del marchio».
Fonte: La Nuova Ferrara