L’uso di droni per la mappatura dei pascoli montani e l’impiego di sensori Nir portatili per la caratterizzazione dei foraggi e del latte, come l’uso di Gps e attivometri, possono migliorare la gestione degli animali in alpeggio e permettere di avere formaggi ad alto valore aggiunto, con un posizionamento sul mercato potenzialmente elevato
Le aziende agricole montane sono in costante diminuzione a causa della bassa redditività e di un ricambio generazionale assente o molto difficoltoso. In particolare, l’allevamento di vacche da latte, soprattutto con la salita degli animali in alpeggio durante l’estate, comporta un carico di lavoro e una logistica che risulta respingente per le nuove generazioni. A rendere ancora meno attrattivo il settore zootecnico di montagna è il fatto che il reddito generato dalla vendita del latte o del formaggio non è sempre soddisfacente.
Per frenare questo fenomeno la tecnologia può giocare un ruolo importante: da un lato facilitando la gestione delle vacche quando si trovano in alpeggio, dall’altro migliorando la qualità delle produzioni e quindi, potenzialmente, la collocazione sul mercato dei prodotti caseari. Da questi due principi nascono due progetti Psr finanziati da Regione Lombardia, Nirvana (Spettroscopia Nir a vantaggio degli allevamenti) e Pascoli-Amo (Tutela dei pascoli e del benessere animale e monitoraggio della filiera lattiero-casearia del Bitto in alta Valchiavenna per produzioni sostenibili di qualità), che sono stati presentati durante una giornata dimostrativa presso l’Alpe Andossi, un’area nel comune di Madesimo, in Valchiavenna (Lombardia).
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“L’impiego di sensori Nir portatili può aiutare le aziende agricole di montagna a caratterizzare i foraggi e il latte che viene prodotto”, ci spiega Stefania Barzaghi, ricercatrice del Crea-Za, responsabile del progetto Nirvana insieme a Crea-It e Università degli Studi di Padova. “Mentre l’impiego di droni con sensori multispettrali permette di valutare lo stadio dello sviluppo della vegetazione e la biomassa disponibile”.
“Il sensore Nir portatile può essere impiegato per analizzare il foraggio portato in stalla, ad esempio per misurare la percentuale di sostanza secca o di proteine”, continua Stefania Barzaghi. “Mentre applicando questa tecnologia al latte è possibile indagare il rapporto tra grasso e sostanza secca, oppure tra grasso e proteine”.
Avendo una conoscenza migliore di quello che le vacche mangiano è dunque possibile creare delle razioni più equilibrate, che permettano di avere produzioni che non solo rientrino nei disciplinari di produzione, in questo caso del Bitto Dop, ma che massimizzino anche il potenziale del foraggio d’alpeggio.
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Fonte: Agronotizie