Con particolare ansia si aspettano i risultati della vendemmia 2012, non solo perché il vino è il primo ambasciatore italiano del Made in Italy nel mondo, ma anche perché il settore è diventato una realta’ economica di rilievo nel comparto agricolo; sono 700.000 gli ettari di superficie coltivata in Italia, di cui oltre il 70% occupata da aree a denominazione di origine delle oltre 500 fra DOC, DOCG e IGT che a partire dall’anno scorso sono state uniformate con le DOP e IGP europee. Le oltre 383.000 aziende coinvolte producono 43 milioni di ettolitri di vino per un fatturato stimato di circa 10 miliardi di euro di cui 3 di export. Il Ministro delle politiche agricole, Mario Catania, incontrando in questi giorni gli assessori regionali all’agricoltura, ha affermato “La siccità di quest’estate ha colpito in modo durissimo il nostro Paese, non risparmiando nemmeno i vigneti. Aspettiamo la vendemmia che forse sarà, dal punto di vista quantitativo, la più bassa che la storia ricordi in Italia. A questo record spero non segua una carenza qualitativa, ma sotto questo profilo mi dicono i tecnici che la qualità dovrebbe essere largamente buona, salvo situazioni limite. Dobbiamo in ogni caso prendere atto dei cambiamenti climatici in corso e lavorare a una politica di più ampio respiro, sul medio e sul lungo termine, per affrontare in maniera organica il problema delle risorse idriche, sia sul fronte della gestione che su quello infrastrutturale”. “La zona del Franciacorta ha già finito la vendemmia da almeno due settimane – afferma Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc e produttore di Franciacorta – e la qualità delle uve è sicuramente ottima. Il rapporto acidità zuccheri delle uve è veramente ideale. Quantitativamente stimiamo un 30% in meno rispetto allo scorso anno”. Di quanto è stata anticipata la vendemmia? “In effetti non di molto, perché ormai è il trend degli ultimi anni, abbiamo iniziato a cavallo di Ferragosto – aggiunge Ricci Curbastro – ma il clima sta cambiando e ci dobbiamo adeguare ai cambiamenti”. “Per il Prosecco stiamo iniziando la vendemmia in questi giorni – dice Luca Giavi direttore del Consorzio di tutela della DOC Prosecco. Iniziamo con la raccolta delle qualità Pinot e Chardonnay e come quantità non siamo troppo pessimisti. Le scarse precipitazioni di questa primavera-estate hanno comunque prodotto uve molto sane, senza muffe né marciumi e c’è stata pochissima necessità di usare fitosanitari. Poi sono arrivate le piogge di questi giorni che hanno riequilibrato i chicchi” . Quindi niente allarmismo per il Prosecco, uno dei vini italiani che stanno vivendo un particolare momento di interesse da parte dei consumatori? “Il territorio della DOC Prosecco è vasto e non si può generalizzare, ci sono zone più colpite. Sicuramente i vigneti di vecchio impianto non dotati di irrigazione sono in forte difficoltà. Non è una valutazione solo di questo anno, ma la tendenza climatica degli ultimi tempi impone per i nuovi impianti il sistema di irrigazione che diventa fondamentale in stagioni come questa”. In tema di gestione dell’acqua è intervenuto anche il Ministro Catania, puntando il dito sull’importanza delle polizze assicurative e su una politica più lungimirante. “Il tema dell’acqua e quello del consumo del suolo – ha spiegato Catania – rappresentano due grandi sfide per questo Paese, sono nodi fondamentali per il modello di sviluppo che vogliamo rilanciare, per la crescita che vogliamo per l’Italia nei prossimi decenni” auspicandosi un salto di qualità nel miglioramento dell’infrastruttura, la realizzazione di nuove opere, la corretta gestione e manutenzione della rete idrica e soprattutto di riduzione delle perdite. “Ci aspettiamo un vino di altissima qualità – conferma Marco Caprai produttore umbro di Sagrantino – non otterremo una grande quantità ma siamo ottimisti sulla qualità. Le piogge delle ultime settimane hanno fatto molto bene e il caldo ventilato dei mesi scorsi ha evitato le muffe. Non ci aspettiamo un calo nella produzione, anzi pensiamo di poter recuperare dal 10 al 15% rispetto allo scorso anno, che per noi è stato decisamente sfavorevole a causa del clima del 2011, con “botte di calore” improvvise, che misero davvero in crisi la scorsa vendemmia”. Se, tra considerazioni contrastanti, a dire come stanno realmente le cose sarà l’evidenza dei risultati della vendemmia che terminerà a breve, certo è invece il ruolo che il comparto vitivinicolo rappresenta per il nostro Paese. Sicuri dei risultati qualitativi che ha raggiunto il comparto, sia per le capacità professionali sia per la varietà dei prodotti che il sistema può vantare, dobbiamo per forza pensare ad una strategia diversa per la rete di commercializzazione. La suddivisione dell’organizzazione della filiera fra ministero e regioni sicuramente non giova. Occorre promuovere ancora di più le reti di impresa interregionali fra denominazioni differenti, superando le divisioni e le mille piccole iniziative. I Paesi emergenti del vino si stanno affermando nel mercato globale soprattutto grazie alla loro compattezza commerciale, anche con una qualità del prodotto non sempre eccellente. Esistono perciò gli spazi di una crescita del settore per le aziende italiane.
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